Italia degli orrori. Il cranio di Villella resta al museo Lombroso. Quando un errore vale più della giustizia e del rispetto dell’uomo
17 Maggio 2017Rimane a Torino il cranio del cosiddetto “brigante”, Giuseppe Villella. La sentenza arriva dalla corte d’appello di Catanzaro, che ribalta il giudizio di primo grado: i magistrati hanno dato ragione all’Università di Torino, che espone nel museo dedicato a Cesare Lombroso, il teschio di Villella.
Per l’Università, quel teschio è un bene culturale, “la prova che la scienza procede anche per errori”. Roba che solo in questo paese può succedere.
Lombroso sostenne di aver individuato nel “brigante” la fossetta occipitale mediana, che sarebbe stata “il segno di una predisposizione naturale alla delinquenza”. Tesi del tutto infondata, come in assoluto le teorie lombrosiane, a detta di molti studiosi. Villella era semplicemente un bracciante, incarcerato per il furto di due capretti e cinque ricotte.
La vicenda rappresenta solo uno dei vari, gravissimi errori attribuiti a Cesare Lombroso, medico dell’800, convinto che, attraverso lo studio del cranio di un soggetto, si potesse determinare la sua tendenza o meno a delinquere.
Ma la cosa sconvolgente non è tanto questa, che pure è l’aberrazione di qualunque teoria scientifica. Ciò che appare inaudito è che esista, a Torino, ancora oggi, un museo degli orrori, dedicato a Cesare Lombroso. Quanto di più contrario al rispetto della dignità umana si possa immaginare, per altro in forte odore di razzismo, dal momento che Lombroso era convinto che l’uomo del Sud fosse biologicamente inferiore e per natura portato a delinquere.
Ecco il motivo per cui, nel maggio 2010, come reazione alla riapertura del museo intitolato a Cesare Lombroso, nasce il Comitato No Lombroso (http://www.nolombroso.org/it/), il cui fine è quello di evidenziare il disvalore scientifico delle teorie criminologiche e di arbitraria devianza sociale sostenute dal medico veronese. Il Comitato Tecnico Scientifico “No Lombroso” difende i più alti valori umani, contro qualsiasi forma di discriminazione.
Attività, questa, convalidata dal sostegno di numerose personalità della cultura e delle istituzioni, che hanno aderito al Comitato in qualità di testimonial: da scrittori e giornalisti a diversi docenti universitari, passando per esponenti molto in vista del mondo dello spettacolo e dello sport.
Il museo Lombroso rappresenta l’aberrazione della cultura e della conoscenza, uno scandalo per la città di Torino e per l’Italia in assoluto.
“È un universo sconfinato, la mente umana”, scrive qualcuno, uno spazio infinito difficile da studiare e comprendere. Da qui ad arrivare alle assurde sentenze lombrosiane, c’è un abisso ancora più profondo della mente stessa. Il tutto, aggravato dal fatto che Lombroso fosse un medico ed avesse al suo attivo approfondimenti sulle patologie mentali. Le sue sono, di fatto, teorie razziste, antistoriche, che generano una folle offesa all’umanità. Pensieri, quelli del medico veronese, inconcepibili già nell’800, quando la scienza psichiatrica brancolava nel buio, ma inaccettabili tanto più oggi, alla luce delle nuove conoscenze cui la medicina è giunta.
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