Questo non è un romanzo d’amore. E’ anche un romanzo che parla di amore, in tutte le sue forme, quello verso la famiglia di origine, quello verso un figlio desiderato e mai avuto, quello verso l’uomo sbagliato, che esercita nei confronti della protagonista una insidiosa violenza psicologica. Ma soprattutto questo romanzo parla di come raggiungere l’indipendenza dall’amore distruttivo.
È un percorso interiore, il viaggio di Laura, la protagonista, dentro se stessa, le proprie paure, le proprie debolezze, i propri ideali. Questo personaggio racchiude in sé tutti gli errori che una donna può commettere, in amore e nella vita, quegli errori che molte donne intelligenti commettono, per poi trovarsi a dire: ma come ho potuto?
Moltissime donne di grande cultura e intelligenza si trovano imprigionate in sentimenti malati, si trovano ad amare talmente tanto da annullare il proprio cervello per trasferire il proprio ragionamento in quello della persona amata.
Nel libro la dipendenza di Laura da Lorenzo sfocia in vera e propria malattia, con risvolti anche fortemente drammatici, un’interruzione di gravidanza che la protagonista non desidera nella maniera più assoluta, ma arriva a fare ragionando con la testa del suo uomo; i disturbi alimentari, una sorta di tentativo di tenere tutto sotto controllo attraverso dominio sull’appetito, o il riempire la bocca per smorzare un incolmabile senso di vuoto.
Sullo sfondo di tanto dolore, però, c’è sempre il tentativo di Laura di ritrovare il suo equilibrio, il tentativo di tornare a sentire l’odore del mare e vedere i colori dell’esistenza. Tutto quello che la depressione ha come cancellato, offuscato, velato, Laura continua ad inseguirlo con le unghie e con i denti, attraverso la continua analisi di se stessa.
Lorenzo, dall’altra parte, è la personificazione di tutto quello che una donna teme da parte di un uomo. E non parlo di tradimenti. E’ l’uomo che tenta di snaturare la propria donna, di farne una propria appendice plasmabile.