Quando ho iniziato a lavorare a questo quadro, non avevo le idee ben chiare. Ero partita dalla donna sul terrazzo, che guarda il mare di notte.
L’illuminazione l’ho avuta pochi giorni fa e ieri soprattutto. Non so come abbia potuto non pensarci prima. Chiamo, da sempre, la depressione “il mostro”, lo stesso mostro che raffiguro abitualmente, a rappresentare la mafia: un enorme polpo, i cui tentacoli s’insinuano ovunque, spargendo lacrime e sangue.
Ed ecco che è venuto fuori una specie di autoritratto. La donna, mi sono resa conto, sono io, con due libri attorno, è il minimo di quelli di cui mi circondo. Il mostro è, insieme, la mafia, contro cui combatto quotidianamente, se pur con i modesti mezzi a mia disposizione e la depressione: anch’essa lascia dietro di sé lacrime amare e spesso sangue, basti pensare al numero di suicidi causati da questa orrenda patologia.
Tempera su tela, 40 x 50