Eutanasia, se ami davvero devi lasciare andare
30 Dicembre 2015Eutanasia.”Ora non so quanto è passato da quel giorno. So solo che la situazione non è cambiata, che quel chiodo d’infermiera col naso rifatto continua a dire povera ragazza, che peccato, che i medici hanno parlato di stato vegetativo irreversibile. So che ho rovinato la vita a tutta la mia famiglia, come se non fossero bastate tutte le batoste degli ultimi anni. Ormai so che non mi riprendo e mi sento in una trappola che potrebbe essere eterna. Mi manca tutto adesso, mi mancano le cose più semplici, mi manca dire quello che penso, mi mancano le passeggiate per negozi con Azzurra, mi mancano le sigarette fumate di nascosto da suo marito, relegate nella cucina della sua bella casa, mi manca un bicchiere di vino con papà, gli abbracci con mamma, per andare a fondo a quell’odore unico, odore di mamma che sento tutte le volte che è qui. Spesso mi abbraccia, ma io non posso abbarbicarmi a lei con le braccia e non posso baciare il suo viso liscio. Mi manca leggere, mi manca scrivere e mi manca la possibilità di raggelare anche solo con lo sguardo le persone che vengono qui a compatirmi, la maggior parte, le visite di circostanza che, sai, poverina, cosa le è capitato, beh, io sono andato a trovarla in ospedale.
Sono stanca. Non è una situazione sopportabile, non così a lungo, non so quanto, ma è troppo. E so che darei qualunque cosa purché qualcuno staccasse queste porcherie di macchine e mi lasciasse andarmene in pace. Mi dispiace sempre per loro, per Azzurra, per mamma, per papà, non so come stiano trovando la forza di sopportare tutto questo orrore. Ma ora non ne posso più io, è un inferno. Ora mi chiedo perché Azzurra non fa quello che ci eravamo sempre promesse che avremmo fatto l’una per l’altra, quando ci capitava di vedere uno di quei film dove uno è immobile in un letto e nessuno si degna di aiutarlo a morire”. Da “Una finestra sul mondo”
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