25 Novembre. Nella giornata nazionale sulla violenza contro le donne, l’ennesimo femminicidio
25 Novembre 202025 Novembre. Il corpo di una cinquantunenne, senza vita, è stato trovato tra gli scogli di Stalettì, in provincia di Catanzaro. Il carnefice, 36 anni, sottoposto a fermo, con ogni probabilità, aveva una relazione extraconiugale con la donna.
Eccolo lì, per non dimenticare, ove mai si potesse, la giornata internazionale sulla violenza contro le donne, l’ennesimo orrore perpetrato contro un essere per natura più fragile di chi chiamare uomo, in casi del genere, è fuor di luogo.
Perché proprio il 25 novembre per celebrare la giornata sulla violenza contro le donne? Per scoprirlo, dobbiamo andare indietro nel tempo, al 1960 e spostarci nella Repubblica Dominicana, dove tre sorelle, mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, vennero picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo. All’opinione pubblica fu subito chiaro che le tre donne erano state assassinate. Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, questi i loro nomi, erano, infatti, conosciute come attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, inviso al governo. A causa della loro militanza, nel gennaio del 1960, furono anche arrestate e incarcerate per alcuni mesi.
“Le donne sono la coscienza critica della società e sono sottoposte a destini atroci, perché si è consapevoli della loro forza titanica”, scrive Euripide nel V secolo a. C., dando per la prima volta nella storia alla donna il suo vero valore, quello che ha tutt’ora e che spesso la porta a divenire, da figura di estrema forza, vittima di uomini che probabilmente non si sentono alla loro altezza.
Un tradimento? L’uomo risponde con la violenza. Una minima mancanza di rispetto? L’uomo, se così possiamo definirlo, risponde con le botte, quando va bene.
Ma non dimentichiamo quel filo sottile e sicuramente più subdolo, che migliaia di donne subiscono e che risponde alla definizione di violenza psicologica, quella che logora giorno dopo giorno, quella che la donna sopporta perché già in drammatica sottomissione, quella che ne lede lentamente l’autostima, fino a distruggerla.
È facile tagliare una rosa, soprattutto se armati di cesoie. Più difficile prendersene cura, annaffiarla tutti i giorni ed amarla come il più splendente tra i fiori richiederebbe.
“Attenzione alla violenza che non fa rumore e non lascia lividi, ma fa comunque a pezzi” (Susanna Casciani)
Acquista il mio libro: Qualcosa di Superiore