Lettera aperta a Babbo Natale
24 Dicembre 2015A te, Babbo Natale, chiunque tu sia, ovunque ti trovi… scrivo a te con lo stesso spirito con cui, da bambina, ti chiedevo i giocattoli, che, puntualmente, arrivavano sotto l’albero.
Ora qualcuno penserà davvero che sia pazza. Ma ciò non mi spaventa, non è da escludere ed oltretutto, chi può stabilire il confine tra normalità e follia?
Vengo al punto. Tralasciando le scontate ed implicite speranze di pace, di un mondo dove non esistano più armi, dove la civiltà torni ad essere il filo conduttore dell’esistenza, passo a ciò che vorrei, come regalo, per questo Natale.
- Che gli esseri umani tornassero ad essere tali, a prescindere da ciò che fanno per lavoro, dalla capienza del loro portafogli, dalla posizione che occupano
- Vorrei tornare a capire quale sia il senso della morale, del giusto vivere sociale, di cui da qualche anno ho smarrito il significato, dal momento che, statistiche alla mano, la maggior parte delle coppie sono divise da tradimenti e spesso gli amori autentici vengono automaticamente messi da parte in virtù di una legge sociale manchevole in molti aspetti
- Vorrei sapere dove è mio padre. Perché sono sicura che sia da qualche parte e mi osservi e mi guidi e stia molto meglio di quanto non stesse in questo mondo
- Vorrei trovare sotto l’albero un libro, com’era consuetudine che lui mi regalasse. Perché, diceva ed io lo credo con sempre maggiore fermezza, una persona che legge ne vale quattro che non leggono
- Vorrei che mia madre potesse incontrarlo anche solo un minuto, anche solo in sogno, perché le manca come l’aria, anche quando non lo dà a vedere. Lo ama ancora come il primo giorno
- Vorrei sapere che ne è dei miei quattro figli, morti prima di nascere. Riuscire a sapere se abbiano avuto la percezione di quanto li ho amati e li amo tutt’ora. Capire se abbiano sofferto, fisicamente o psichicamente
- Vorrei che l’unico uomo che credo di aver mai amato facesse pace con la sua coscienza e, con o senza di me, potesse trovare la felicità. Vorrei, però, poter morire con le sue mani nelle mie.
Vorrei troppo. Lo so bene. Ed ecco il motivo della perenne inquietudine e del senso di vuoto, quasi costante. Tutte cose che ho imparato ad accettare e con cui mi sono abituata a convivere.
- Vorrei poter fare il brindisi di fine anno con zio Dino e papà e stringere, ancora per una volta, forte, zia Amelia, anche solo in sogno
- Vorrei vedere papà tuffarsi sulla tavola di Natale da solo, perché tutti gli altri sono in ritardo, anche solo in sogno
- Vorrei tornare a vedere sul visetto di Sara, la nipote di zio Dino, l’ingenuità che aveva fino a qualche anno fa
- Vorrei vedere Rosa, la figlia di zia Amelia, serena, anche solo per un giorno
- Vorrei vedere il mio alter ego, mia sorella Claudia, felice, anche solo per una settimana
- Vorrei ritrovare mia sorella Didy com’era, quando si prendeva cura di me e non pensava a niente di materiale
- Vorrei che le donne che, come me, non sono riuscite a diventare mamme, facessero pace con il fatto di non riuscire a procreare . Perché siamo donne, anche se non riusciamo a riprodurci
- Vorrei, ma questo lo farò, abbracciare forte e a lungo zio Nicola, fratello di papà, per sentire ancora vivo il suo odore, che si perpetua in lui.
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