Renzi verso la fine
27 Febbraio 2016“Crisi è quel momento in cui il vecchio muore ed il nuovo stenta a nascere.” Antonio Gramsci.
Il Paese è in grave crisi, ma una speranza che il nuovo nasca c’è sempre. E non si chiama Roberto
Renzi ha fallito, su tutti i fronti. Fallito, lasciando molti italiani sgomenti per il fatto di aver creduto in lui, mentre, inesorabilmente, politologi ed uomini di cultura, parlano di fine di un’era.
Finita l’illusione della rottamazione. Non solo non ce n’è stata alcuna, Ma Renzi ha addirittura rispolverato quel Verdini pluriindagato, emblema della più losca prima repubblica, che ha addirittura aperto il congresso del Partito Democratico, di fronte agli occhi sgomenti di quella parte di dem contrari alla recente scia imposta da Renzi.
Finita anche l’illusione di una ripresa del Paese, nonostante Renzi, con i nostri soldi, continui a produrre manifesti che attestano il contrario. I dati riguardo l’occupazione e la cassa integrazione sono sconfortanti. Per non parlare di quelli sui pensionati.
Fallita miseramente l’idea delle riforme: dopo aver distrutto il Senato, il premier ha ben pensato di mettere in sicurezza le banche, con il bene stare del ministro delle riforme Boschi ed una probabile nuova crisi delle famiglie italiane, che rischieranno di trovarsi in mezzo ad una strada.
Il fatto che preoccupa, però, al momento, è che, per dirla con Gramsci, il nuovo stenti a nascere.
Roberto Speranza parla del Pd come di un partito allo sbando completo e spera nelle amministrative per fornire un’alternativa a Renzi. Speranza ingenua o analfabetismo politico, non lo sappiamo, ma pensare che il burattino si sfasci così facilmente è pura illusione. Basti pensare a chi, dall’alto, muove i suoi fili: una combriccola dove la parola sconfitta non esiste e si va avanti a forza di alleanze con la massoneria e la mafia, complice un presidente della Repubblica imbalsamato, che viene riesumato solo quando è necessario.
L’alternativa a Renzi dovrebbe avere la forza di sconfiggere quella banda bassotti che ha in mano le redini del Paese.
Ma una speranza c’è e non si chiama Roberto. Berlinguer diceva che “se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia”.
Siamo, dunque, tutti chiamati in causa e, con volontà, resistenza pacifica, perseveranza, forse riusciremo a tirare fuori il Paese da questa crisi che non conosce confronti nella storia italiana.
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