Luisa Cordova legge Una finestra sul mondo
11 Marzo 2016Non scrivo recensioni, di solito. Non è il mio stile, non è il mio genere. Figuriamoci se mi arrogo di giudicare. Così, i racconti della mia amica Danila sono rimasti per parecchio tempo nel limbo del comodino. Ma lei ci tiene, chissà perché (perché è una delle donne che stimo di più, professionalmente ed umanamente, ndr). Dunque, mi cimento. E con sincerità. Libro sottile, ma polposo e sorprendente, come lei. ‘La finestra sul mondo’ parla di donne. In realtà parla in prevalenza di donne tristi, disperate, problematiche. E di uomini arroganti, insensibili, inadeguati. Mondi che si feriscono e non si completano mai. Nelle storie di Danila, le donne sono segnate da retaggi culturali che prevedono la presenza maschile come elemento indispensabile, anche se negativo e protervo. Smaschera lo stereotipo che una donna senza un uomo è sola, non è ‘riuscita’, la donna che ha necessità di essere protetta. Antichi modelli patriarcali che sopravvivono nel fondo dell’anima e nonostante la realtà dimostri quotidianamente il contrario. E sotto sotto, mai espressa, la speranza del lieto fine, del ‘e vissero tutti felici e contenti’, principi azzurri e principesse rosee. Nel frattempo, sempre presente, c’è distillato il dolore delle donne, gli aborti e i bambini sfaldati, le botte, gli stupri fisici e verbali, i rifugi sintetici ingoiati a pasticche.
In alcuni racconti i mali non sono sedimentati, le distanze non prese. Altri hanno personalità forte e idee, talvolta l’ironico sguardo sui toni horror che può assumere la vita di ogni giorno. Come in ‘Senza parole’, nel quale Danila racconta una condizione fisica. Ma potrebbe essere il silenzio dell’anima.
Luisa Cordova
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