Fine Estate, l’amarezza dei distacchi, il modo per superarli
26 Agosto 2016Le spiagge si svuotano, le case vengono chiuse, gli alberghi rimangono semivuoti, così come le abitazioni di chi vive sul mare ed ha avuto con sé, per il periodo estivo, figli, fratelli, nipoti.
Ogni distacco rappresenta un piccolo trauma, sicuramente un forte dolore, che sia da un luogo, da persone care, o, peggio ancora, da entrambi.
Personalmente, dovrei esserci abituata. Nella mia vita i distacchi sono stati continui, sin da quando ero una bambina: dalle mie amiche più care, quando partivo con i miei genitori per le vacanze, dalla mia cugina più intima, quando rientravo in città. Poi sono arrivati quelli più pesanti. Con il trasferimento a Roma, la mia esistenza è diventata un continuo distacco, un continuo partire, ogni volta, puntualmente, un profondo dolore.
Oggi, un pezzettino di me se n’è andato via. Mia sorella è rientrata a Roma, mentre io non so ancora quando riuscirò a farlo. E quel nodo in gola di quando ero bambina non si è modificato neanche un po’. Tranne per il fatto che non c’è più papà a tentare di tirarmi su il morale.
Papà. Ecco, quello è stato il distacco più traumatico fra tutti quelli che ho vissuto e su quel dolore c’è poco da lavorare con la testa per superarlo. Non lo si supera, semplicemente ci si abitua a portarlo addosso. Sempre.
Papà: è ancora una volta lui, mio padre, a darmi la soluzione ai problemi. Ogni distacco prevede una ricongiunzione, a meno che non si tratti di eventi ciclopici, come la morte.
Facciamoci forza, dunque, perché le cose e le persone da cui ci separiamo, il più delle volte, torneranno ad essere con noi, attorno a noi e le porteremo sempre dentro. Questo rappresenta un dono d’infinita preziosità, un dono per cui esser grati alla vita.
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