Crac banche risolto. A spese dei correntisti
29 Settembre 2016Il salvataggio delle 4 banche deciso dal governo il 22 novembre scorso ha un prezzo ormai insostenibile. Di mezzo ci andranno, in primis, i correntisti, ma anche il sistema bancario più in generale e lo stesso esecutivo. Etruria, Marche, Carife e Carichieti, sull’orlo del crac, sono state risanate, facendo pagare il conto ai risparmiatori, per essere poi essere rivendute, incassando gli 1,8 miliardi versati dalle banche italiane per ricapitalizzarle
Ricordate il disastro bancario che ha portato un pensionato a suicidarsi? Quello era solo l’inizio.
Undicimila obbligazionisti hanno perso i risparmi perché venissero rispettate le norme sul bail-in, ma non sono gli unici a pagare il conto.
Federsconsumatori e Adusbef rivelano che, a partire dal 31 dicembre, il Banco Popolare addebiterà ai suoi vecchi correntisti 25 euro da pagare sotto la voce: “Parziale recupero dei contributi versati al neo costituito Fondo nazionale di risoluzione”. Quello gestito da Bankitalia, che controlla i 4 istituti e a cui la quarta banca italiana ha versato 152,1 milioni.
La seconda, Unicredit, dal primo luglio ha rialzato il canone mensile per i conti correnti di circa 5, 7 e 12 euro per alcune “novità legislative e impegni regolamentari”, tra cui il fondo europeo che può intervenire per evitare fallimenti bancari.
La quinta, Ubi, in estate ha alzato i costi dei conti correnti di 12 euro per coprire anche “il finanziamento del Fondo di risoluzione”.
Messi insieme, i correntisti delle tre banche sono oltre 12 milioni.
Il Codacons minaccia “raffiche di denunce” se sarà applicato il balzello. Secondo le associazioni dei consumatori, di recente si sono verificati diversi aumenti dei canoni, ma gli istituti negano una correlazione con il crac delle quattro banche, che, alcuni mesi fa, ha fatto ritrovare risparmiatori ed investitori con i conti a zero, da un giorno all’altro. Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa (che ha alzato i canoni mesi fa) ha rassicurato: “Noi non lo faremo”.
Ma perché farlo? Semplice: perché Etruria&C. non se la passano affatto bene. La perdita nel primo semestre è di 133 milioni, con 3,39 miliardi di crediti deteriorati a fronte di un patrimonio di 1,6 miliardi. E si temono nuove sofferenze.
Ora in corsa ci sono Bper (per Etruria) e Pop Bari (CariChieti). Nelle ultime settimane, Ubi s’è fatta avanti per tutte, esclusa Carife per cui non esistono offerte.
Tirate le somme, la perdita per il comparto bancario è ben oltre un miliardo. E chi può l’addossa ai correntisti.
Per farla breve, per chi ha un gruzzoletto da parte, la soluzione migliore, come diceva mia zia Amelia – mi sia perdonato il “dipietrismo” – è tenere i soldi sotto il materasso.
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