Eutanasia, Dj Fabo muore in Svizzera. Politica disumana
28 Febbraio 2017Fabiano Antoniani 39 anni, cieco e tetraplegico dall’estate del 2014 dopo un incidente stradale, ha fatto ricorso al suicidio assistito in Svizzera ed è morto alle 11.40 di ieri mattina. Fino all’ultimo istante avrebbe potuto cambiare idea, ma è andato fino in fondo, e la sua morte ora è al centro del dibattito in un paese che a eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico non ha ancora dato risposta
“Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille”. Sono le ultime parole di Fabiano, dj Fabo. E la morte è arrivata quasi subito dopo, in suo aiuto. “Era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato” ha raccontato Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che ha accompagnato Dj Fabo sino alla morte.
Fabio Antoniani, 39 anni, era cieco e tetraplegico dall’estate del 2014 in seguito a un gravissimo incidente stradale. Aveva attorno a sé e dentro tanto amore, ma era stanco di “sopravviviere”, perché quella cui era ormai costretto non può definirsi vita, non ce la faceva più a soffrire.
“Siamo sconvolti. Ce lo aspettavamo, certo, ma è triste che un italiano debba andare all’estero per affermare la propria libertà”, racconta Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che ha aiutato Fabiano Antoniani, alias Dj Fabo, a scegliere l’eutanasia in Svizzera. Parla con la voce spezzata dal dolore, perché la perdita di una vita è sempre e comunque una tragedia, che diventa doppia se si è costretti ad “emigrare” per smettere di soffrire. È triste, è grave, è inconcepibile.
Come inconcepibile è il silenzio della politica sulla questione. Un silenzio raccapricciante, che ora si trasforma, improvvisamente, in dibattito frenetico, sulla scia del “serve subito una legge”. A dieci anni dal caso Welby, la politica esce dal nascondiglio in cui si era rintanata, anche se, per Ncd di Alfano “non è ancora il momento”. Dal silenzio ai rinvii, dunque, probabilmente perché, come dice giustamente Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, dei Cinquestelle, “questo Parlamento non esiste, galleggia” . Cerca di tenersi a galla, mentre la gente soffre tanto da voler morire, perché c’è sempre qualcosa che ha maggiore importanza. Si è visto, infatti, quanto e come ha legiferato ultimamente questo parlamento disgraziato che purtroppo ci rappresenta, sulla carta, che si fa i propri comodi, nella realtà.
Se vita e morte non sono priorità, cosa lo è allora? Domanda retorica, ma ci asteniamo dalle polemiche, perché ora bisogna solo stringersi forte alla famiglia di Fabiano, ai suoi amici e a tutti quelli che hanno seguito il caso con umanità, come i radicali e i cinque stelle. Tutti gli altri non conoscono il significato della parola ed allora lasciamoli perdere, almeno per oggi, questi disumani personaggi che rappresentano la politica nel nostro paese.
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