Spiragli di vita
25 Novembre 2018Quando si entra nella spirale della malattia, la vita prende una piega simile ad una gabbia: si inizia ad essere prigionieri di se stessi e del controllo da parte degli altri, che ti tolgono l’aria, senza darti nulla in cambio.
Che si tratti di depressione, cancro, o qualunque altra patologia, la vita di chi ne è colpito diviene un vortice di costrizione, come un carcere, le cui sbarre sono costruite, giorno dopo giorno, dalla persona stessa, da chi a questa vuol bene, da chi l’allontana. Perché, oggi più che mai, chi non è perfetto non vale nulla, chi non è “vincente” va evitato: è questo il mondo in cui siamo precipitati, dove le regole del gioco sono crudeli, quanto effimere. Già, perché la vita è vita, non necessariamente vittoria, non per forza salute, non obbligatoriamente un lavoro appagante o particolarmente redditizio.
Oggi il mio pensiero va, inevitabilmente, alle donne vittime di violenza. Ma l’osservazione che mi trovo a dover fare è che a “violentare” le donne, e non solo loro, non per forza è l’uomo che hanno in casa.
Molto spesso la più crudele delle violenze umane proviene da chi ci è stato amico, da chi ritenevamo ci volesse bene, da chi credevamo fosse un punto fermo della nostra esistenza ed invece, improvvisamente, di fronte ad una nostra difficoltà, o alla malattia, si fa da parte. Perché le regole del gioco, di questo gioco micidiale che chiamano vita, sono queste: vinci, o vai fuori dai piedi.
La verità, per fortuna, è molto differente. Questa non è la vita, è una specie di circo grottesco, dove si fa a pugni per apparire e dove la ruota gira continuamente.
La vita è ben altra cosa e lo diceva magistralmente Boris Pasternak, nel suo capolavoro, “Il dottor Zivago”: “Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.” .
Ecco la genialità di questo poeta scrittore: parole di un’attualità da far rabbrividire.
Questo quadro parla proprio del tentativo di uscire dal vortice. La donna tenta di lasciarsi alle spalle il dolore e l’angoscia della depressione, intravedendo spiragli di luce, di vita.
Carboncino, creta, acquarello e gesso, su cartoncino 43 x 30
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