Aborto, il dramma delle donne
14 Maggio 2019Aborto. Se ne parla tanto. C’è chi propone addirittura di eliminare la 194. Nessuno, però, parla dal punto di vista delle donne che si sottopongono all’interruzione volontaria di gravidanza. Che sia per scelta personale, per costrizione, per violenza psicologica subita, una donna che arriva a questa scelta porterà il dolore con sé a vita. Un lutto vero e proprio, aggravato dal fatto che se ne sia state le artefici.
Nessuno, inoltre, affronta il tema di come vengano trattate le donne in questione, come fossero animali da combattimento, come feccia, nullità. A questo proposito pubblico un brano del mio primo libro, tratto da una storia vera, “Dal suo punto di vista“.
Il dolore adesso è sopportabile, il torpore si è allontanato, quello fisico e quello mentale, lasciandomi in balia di una specie di semilucidità che da un po’ di tempo fa parte del mio carattere. Il cervello ha creato la solita patina che da qualche anno a questa parte produce in mia difesa come a filtrarmi i problemi. Ora riesco a sopportare la realtà, quello che vivo adesso, tutto l’orrore che è stato e quello che mi aspetta. Sopportare significa che posso trattenere il pianto ed evitare di urlare a squarciagola, perché queste sono alcune delle cose che istintivamente farei, credo.
(…)
“Non ho avuto paura per niente, senso di squallore più che altro. Quando ci hanno portato via da qui, ci hanno fatto scendere per delle scale, non so bene, non mi ricordo, poi ci hanno parcheggiate in una piccolissima stanza, eravamo tutte insieme, quelle che vedi qui. Era una specie di bagno senza sanitari, con delle sedie attaccate a due delle pareti. Dopo un po’ è arrivata l’infermiera a chiamare la prima di noi, io ero la penultima”.
“Avete parlato fra voi”.
“Non so quanta verità sia uscita fuori, so solo che ho sentito storie sconcertanti e di ognuna di quelle ragazze mi sono chiesta più di una volta quale assurda disperazione potesse averle portate a prendere questa decisione, di cui nessuna sembrava davvero convinta”.
Parlo pianissimo, un po’ per non farmi sentire dalle altre, un po’ perché mi sento priva di energie. Azzurra ha l’espressione visibilmente disturbata da quello che le sto dicendo. E dire che, nonostante la potenza delle parole, non credo di essere riuscita a darle il senso di quel tempo indefinito trascorso in una minuscola stanzetta vuota, piena solo di anime perse imprigionate dentro a corpi floridi.
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