Ponte Morandi. Quando l’avidità uccide e spezza vite umane
15 Ottobre 2019Ponte Morandi – È il 14 agosto del 2018 quando, a seguito del crollo parziale della struttura del Ponte Morandi, perdono la vita 43 persone e 566 vengono sfollate, costrette a lasciare le proprie case, i propri ricordi, in sostanza, il proprio vissuto.
Oggi, a distanza di più di un anno dalla tragedia che ha spaccato a metà Genova e l’esistenza di tanti, troppi esseri umani, si apprende che “Autostrade chiedeva di correggere e aggiornare la relazione eliminando le discrepanze”. È il 17 settembre scorso, le 9,30, quando, davanti al gip, si presenta Massimiliano Giacobbi, responsabile nuove attività di Spea, la società che si occupa dei controlli di sicurezza per Autostrade.
Le discrepanze, dunque, c’erano; è sempre più evidente. Quelle inadempienze, quelle gravi falle nella supervisione di cui già all’indomani del dramma il gruppo Benetton è stato additato come responsabile dell’accaduto, erano reali.
Questa volta nessun sensazionalismo giornalistico. Semplicemente menefreghismo da parte di chi più ha più desidera avere, noncurante delle conseguenze catastrofiche che tale trascuratezza, unita all’avidità, possa provocare.
Già, perché di avidità, disonestà, diciamo pure mangia tu che mangio anch’io, si può ed in questo caso, si deve parlare.
Una conversazione intercettata nelle indagini sul crollo del Ponte Morandi che vale per ogni episodio di mala gestione dei beni pubblici ci mette a conoscenza di come andavano le cose nel gruppo gestionale.
Un responsabile del gruppo stesso, indagato, cosi risponde ai tecnici che indicano le misure da prendere per evitare tragedie: “Devo spendere il meno possibile… sono entrati i tedeschi a te non te ne frega un cazzo sono entrati i cinesi… devo ridurre al massimo i costi.. e devo essere intelligente de portà alla fine della concessione lo capisci o non lo capisci?”.
Facile intuire che chi di dovere lo abbia capito, dal momento che i fatti successivi li conosciamo tutti.
La vergogna supera l’orrore, che viene ancor di più superato dallo squallore di gente che specula sulla vita delle persone, così, come fossero sassolini. Un Paese allo sbando, direi.
Un Paese in cui i manager supermilionari poco o niente si interessano del valore di una vita umana, in questo caso ben più di una. Il dio danaro supera tutto. E tutto avallato dai nostri “signori” politici che dove c’è convenienza, sono i primi signor sì.
Certo neanche a loro importa che siano circa trecento le persone seguite dai servizi di salute mentale di Asl 3 per motivi che possono essere riconducibili al crollo di Ponte Morandi. Si tratta sella cosiddetta “onda lunga”, un periodo di tempo che può durare fino a tre anni, nel corso del quale aumentano le patologie legate ad un evento drammatico. Pazienti che si aggiungono a quelli in fase acuta, che sono stati almeno un centinaio. Un equipe di psicologi della Asl era già operativa e presente sul posto pochi minuti dopo il crollo.
E, per tornare ai “signori” politici, sappiamo che nel 2008, Salvini da deputato e la Lega tutta, votarono a favore del cosiddetto ‘Salva Benetton‘ che diede al gruppo concessioni vantaggiose e zero competitori. Nel 2018 è il PD fare il manager dei Benetton. Con una leggina approvata dal governo Gentiloni prima delle elezioni, poterono fare manutenzione senza dover ricorrere alle gare d’appalto. Non sappiamo se questo ha avuto un impatto anche sulla strage di Genova. Sicuramente lo ha avuto sui soldi in più incassati dai “signori” delle nostre autostrade.
Della serie si salvi chi può. Non si sono certo salvati i genovesi residenti in prossimità del Ponte Morandi che, se ancora vivi, porteranno conseguenze psichico traumatiche a vita.
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