Coronavirus, quali insegnamenti trarne
13 Marzo 2020Coronavirus. L’Italia è paralizzata. Non ci è consentito neanche di stringerci la mano, oltre che di spostarci da un comune ad un altro. Siamo bardati con mascherine che ci fanno sembrare dei robot. Far la spesa è diventata impresa improba, le file sono chilometriche. Siamo obbligati a stare a casa, tutti, indistintamente e giustamente
Coronavirus. Nel Bel Paese del 2020, fino solo a pochi giorni fa, ci si lamentava del traffico, del lavoro non abbastanza soddisfacente, della situazione finanziaria mai abbastanza adeguata, dei risultati dei nostri figli a scuola, mai abbastanza ottemperanti, di mariti o mogli mai sufficientemente appaganti.
Fino a pochi giorni fa. Oggi, tutto è cambiato. Oggi, il solo fatto di poter raggiungere un fratello, una sorella, un amico, che abitano magari a due passi da te, rappresenta un miraggio. Nulla di tutto questo è consentito perché la pandemia che ci troviamo a combattere impone che si stia distanti, uno dall’altro. Addirittura marito e moglie, se escono in auto, sono costretti a stare uno davanti e l’altro dietro.
A prescindere da misure di sicurezza che più che altro sono specchietti per le allodole, nessuno , in questa sede, discute i provvedimenti presi da un governo, colto impreparato e che, anzi, sarebbe dovuto intervenire prima.
Ma ciò cui vorrei far riflettere è altro. Tutto quello che diamo per scontato, in tempi “normali”, così scontato non è. Ognuno di noi dovrebbe ringraziare quel Dio in cui crede, perché chiunque crede in un qualche dio, per ciò che siamo riusciti a realizzare, grazie a forze scientifiche ed umanistiche non indifferenti.
Chi, mi chiedo, oggi, si lamenta di non aver sufficiente denaro? Chi, di non aver raggiunto la posizione lavorativa sperata? La risposta è semplice. Nessuno. Perché oggi, alla luce di quanto siamo chiamati a fare per senso civico e responsabilità, pagherebbe oro pur di abbracciare un fratello o un amico o anche accoglierlo a casa sua.
“Ogni tempesta ha una sua fine. Una volta che tutti gli alberi sono stati sradicati, una volta che tutte le case sono state demolite, il vento si calmerà, le nuvole se ne andranno, la pioggia si fermerà, il cielo si schiarirà in un istante. E solo allora, in quei momenti di quiete dopo la tempesta, capiamo chi è stato abbastanza forte da sopravvivere.”
E trarremo le dovute conseguenze su quanto le priorità che abbiamo avuto sinora siano giuste, sbagliate o totalmente avulse dalla realtà.
Acquista il mio libro: Qualcosa di Superiore