Coronavirus, l’apocalisse che mai ci saremmo aspettati
14 Marzo 2020Coronavirus. In Italia sino a ieri si parlava di 17.660 casi e 1.266 morti
Coronavirus. È un vero e proprio bollettino di guerra quello che, ormai quotidianamente, viene diffuso dalla protezione civile. Vite spezzate, non solo, per altro, di ultraottantenni, ma anche di persone giovani e sane. Venute meno così, improvvisamente, come mai nessuno di noi avrebbe immaginato fosse possibile.
E ciò che maggiormente inquieta è il fatto che non si vede una fine. Non abbiamo idea di quanto le misure restrittive adottate dal governo possano avere effetto e, soprattutto, non sappiamo in quanto tempo ciò accadrà.
Lo scoraggiamento, dunque, va aumentando esponenzialmente molto più dei casi di contagio.
Famiglie spezzate, perché chi è fuori non può rientrare a casa, a meno di creare il disastro cui abbiamo assistito giorni fa riguardo i “fuggitivi” di Milano e dintorni, che, se si fosse evitato, avrebbe sicuramente contribuito a contenere i numeri di malati e morti.
Affetti sfaldati dalla lontananza, cori che si uniscono dalle finestre per disperazione e per precisare noi siamo vivi, esistiamo, resistiamo, rispettiamo le regole e ce la faremo. Scene commoventi, queste che tutti abbiamo visto.
Perché siamo italiani, abbiamo tanti difetti, ma nelle emergenze riusciamo a farcela, a resistere, a reagire.
Perché alla fine potremo riabbracciarci tutti quanti, senza guanti e senza mascherine. Alla fine ritroveremo il piacere di unire la nostra pelle a quelle di familiari ed amici, senza filtri. Alla fine ogni famiglia si riunirà. Alla fine tutto tornerà a quella normalità, che, pure, spesso detestiamo e che invece questa esperienza ci sta insegnando ad apprezzare.
Non sappiamo come, né quando, non sappiamo nemmeno dopo quante vittime, ma alla fine passerà.
E ricordiamo sempre che tutto ciò che non ci uccide ci fortifica.
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