Aborto. Cartelloni offensivi nei confronti dell’aborto di una 18enne
26 Marzo 2021Aborto. A Piacenza un mese fa la ragazza aveva interrotto la gravidanza. Mercoledì sono apparsi sui muri della scuola frasi e disegni gravemente accusatori
Aborto. “Anche se quell’odio non lo capisco, non sono arrabbiata con chi ha appeso quei disegni – dice la protagonista di questa storia che parla d’ignoranza, cattiveria pura, totale non conoscenza dell’argomento – Semmai con lui – prosegue la studentessa – vorrei potermici confrontare. Se una conclusione può trarsi, è che la gente deve imparare a riflettere prima di emettere giudizi”.
Grande maturità e altrettanta profondità da parte di questa ragazza che chiameremo Laura, che in questo momento starà facendo una lotta con se stessa per cercare di perdonarsi e andare avanti.
Qualunque donna su questa terra abbia affrontato un’interruzione volontaria di gravidanza, che sia un’adolescente o una cinquantenne, conosce bene la sofferenza che ne deriva, il dolore per una perdita evidentemente necessaria. Laura, oltre a tutto questo, ha dovuto sopportare le ingiurie ricevute a scuola, uscendone con una dignità da donna adulta e formata.
Contattato dal quotidiano Libertà, il direttore dell’istituto racconta di aver disposto “controlli interni” il cui esito arriverà “molto presto”.
Lo stesso ha fatto Jonathan Papamarenghi, assessore alla Scuola della città emiliana che parla di “un accertamento dei fatti in corso. Per ora mi conforta una cosa – aggiunge – l’attenzione e la vicinanza mostrata dagli insegnanti a questa ragazza”.
Questo conforta anche noi, esseri umani e non bestie prive di cervello. Laura è circondata da solidarietà. Ma questo non le impedirà di continuare a provare dolore per ciò che con ogni probabilità sarà stata costretta a fare, oggi, come per tutta la vita.
“Dopo i primi momenti di confusione, il pensiero che finalmente
è tutto finito. Poi, la realtà sbattuta addosso, tutta in una volta:
finito vuol dire finito, inesorabilmente concluso. Quel che è fatto
è fatto, che sia giusto, sbagliato, mostruoso o liberatorio. Comunque
sia, è fatta e non si torna più indietro. Mi assale una
tale angoscia, che, quando inizio a sentire i dolori alla pancia,
come delle contrazioni, mi sento sollevata: forse il dolore fisico
può giustificare le lacrime che escono da sole e non riesco a fermare,
e forse può occupare per un attimo il cervello. Forse”.
(“Dal suo punto di vista”, Danila S. Santagata)
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