Meglio la normalità della gallina o il volo disperato della gru?
19 Maggio 2015A chi segue questo sito e il nostro progetto, sarà capitato più di una volta: convivere per giorni con un senso d’inquietudine non ben definito, in apparenza non motivabile e tanto meno giustificabile. A me sta capitando adesso, come, in passato, diverse altre volte. E’ un qualcosa di lacerante, che, di positivo, ha un solo aspetto: aprirmi gli orizzonti, allargarmi la mente, rendere elastica la capacità di comprensione degli eventi, belli o brutti che siano.
Qualcuno con cui spesso mi confido, stamattina, tentando di aiutarmi, mi ha espresso la sua idea sulla sensazione che ho cercato di spiegargli. Secondo questa persona, sarebbe normale quello che lei ha definito insoddisfazione, senso di vuoto e mancanza di appagamento, perché, ha detto, una persona arrivata alla tua età, che non ha figli e non ha un marito, non potrebbe che sentirsi così.
A me veniva da sorridere, ma non l’ho fatto, non volevo che restasse male. Non potevo certo dirgli mi dispiace per te che, pur avendo famiglia, vivi in uno stato di insoddisfazione non percepita ma visibile all’esterno. Non potevo dirgli cosa ne sai tu dell’amore che provo e ricevo da bambini che non sono i miei e che sicuramente ha un valore umanamente più alto del rapporto genitore figli. Non ho detto nulla.
Poi ho ricevuto una telefonata. Una persona mi ha detto tu sei il solo riferimento affettivo ed intellettivo che ho. La mia inquietudine si è placata per un po’. Non ho fatto nulla per avere un riconoscimento così grande da una persona che stimo ed amo. Ecco dove sta l’essenza del vivere, non necessariamente nel procreare, non per forza nell’inscenare pantomime come i matrimoni, che sempre più spesso vanno a rotoli. Il senso vero dell’esistenza sta nel donarsi l’uno all’altro, senza secondi fini… Ed allora, mi è tornata alla mente una frase di Pirandello, che dice più o meno così: “la normalità della gallina potrà mai comprendere il volo disperato della gru?”
Non so cosa sia meglio in assoluto, sicuramente la normalità rende più felici. Per quanto mi riguarda, non ho dubbi, il volo disperato, con cui, volente o nolente, mi trovo a fare i conti tutti i giorni, mi mantiene viva e nutre la mia mente, perennemente assetata di conoscenza.
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