Aborto, dolore lancinante
24 Marzo 2016In auto verso Roma – parte prima (da “Una finestra sul mondo)
Siamo nella bella macchina di Fernando. Stiamo andando a Roma perché devo fare un raschiamento e non mi fido degli ospedali delle sue parti. Preferisco andare a casa mia. Al Fatebenefratelli, poi, si va più che sul sicuro, me l’ha detto Aurora, una delle mie più care e vecchie amiche.
Il piccolo esserino che stava crescendo nella mia pancia, il cui cuore ha smesso di battere qualche giorno fa, ora si sta disgregando, è come se volesse togliere il disturbo il più presto possibile, forse perché ha avvertito quanto sua madre sta già soffrendo. Ora lui si trasforma in sangue, piano piano, in grumi di sangue che a breve cadranno nel gabinetto di un autogrill. I dolori alla pancia sono lancinanti. Sto zitta, non m’importa del dolore fisico. Fernando parla al telefono ininterrottamente. Dà istruzioni ai suoi dipendenti su come disporre i gelati nelle vetrine, al receptionist di uno degli alberghi dice come trattare un cliente particolare, dà codici alla madre perché possa accedere ai conti bancari. Finalmente, intorno alle dieci di sera arriviamo al pronto soccorso del Fatebenefratelli. Finalmente con me c’è Azzurra. Si è precipitata a Roma, da Firenze col primo treno che ha trovato. E’ arrivata prima di me. Ora non sono più sola. Quando entriamo non riesco a star dritta tanto si sono intensificati i dolori. Azzurra va spedita a comunicare l’urgenza, dicendo alle ginecologhe di turno che sua sorella ha un aborto in corso. Mi dicono di entrare subito, nonostante il corridoio sia pieno di donne in attesa di entrare. In attesa e basta, forse dovrei dire.
La donna che mi accoglie ha un viso dolce e un’espressione comprensiva. E’ come se mi dicesse mi dispiace per quello che ti sta succedendo, so bene quanto dolore provi, fisico e soprattutto di altro tipo.
“Andiamo a vedere” mi dice dopo qualche domanda burocratica che cerca di concludere più velocemente possibile.
“Dunque” parla piano piano, come a tentare di rendere meno duro quello che deve dire “la camerina non c’è più”
“Ok” dico io “almeno non devo fare il raschiamento”
Lei sorride e dice: “Ha espulso tutto quanto. C’è ancora qualcosa ma andrà via da solo”.
Acquista il mio libro: Qualcosa di Superiore