Alcol e droghe: la società dello sballo. E dell’insoddisfazione
10 Agosto 2015Il dibattito che si è scatenato in questi giorni attorno alle discoteche, alle responsabilità delle tragedie che vi si consumano dentro o appena fuori, alla distribuzione di alcolici e droghe e all’assunzione degli stessi da parte dei giovani, mi suscita una riflessione che va ben al di là delle colpe, dell’irresponsabilità di gestori di locali o genitori, dell’opportunità, o meno, di prendere precauzioni drastiche.
Al di là di ciò che trovo inaudito, ovvero l’arrivo in ritardo dei soccorsi del 118 nel caso di Lorenzo, il 19enne morto nel Salento a causa di un malore per aver bevuto “qualcosa”, la questione, a mio modesto parere, è assai più ampia, contorta, grave e di difficile risoluzione.
Sarebbe, forse il caso, di andare alle origini. Ovvero: cosa è che porta i ragazzi, giovani e meno giovani, a cercare continuamente un’evasione dalla realtà, che trovano negli alcolici o nelle droghe, di minore o maggiore potenza e pericolosità? Da dove nasce l’insoddisfazione che necessariamente deve esserci dietro questa ricerca continua di sballo?
Ritengo che la questione andrebbe affrontata a monte. Ovvero, se una ragazzina si ammala di anoressia, non è sufficiente costringerla, qualora fosse possibile, a mangiare. La si porta in cura.
Qui siamo sicuramente in un campo più complesso, intanto perché più vasto. Stiamo parlando di un fenomeno che riguarda non solo le discoteche. Le persone, e non dico giovani perché non sono i soli, trovano lo sballo anche fuori dai locali notturni.
Mi duole dover usare queste parole, ma credo siamo in presenza di un male sociale, forse non troppo distante da quello che porta imprenditori economicamente rovinati a togliersi la vita. Al di là di questi gravissimi episodi degli ultimi giorni, mi è capitato, proprio di recente, di soffermare l’attenzione sul fatto che ciascuno di noi sfoghi le proprie nevrosi, o insoddisfazioni in giochi diversi, ma inebrianti in egual misura. L’alcol, gli sport estremi, le droghe, l’ossessione per la corsa, la dipendenza da sesso e chi più ne ha più ne metta.
Non credo che la chiusura dei locali sia la soluzione. Non so, per la verità, quale sia la soluzione. Sicuramente aiuterebbe l’inserimento, nelle scuole, di un’ora di dialogo, collettivo o meglio, singolo, con psichiatri qualificati, che possano ascoltare i problemi dei ragazzi, evitando, magari, di farli sfogare in droga ed alcol, anche perché, sappiamo bene tutti, passato l’effetto che essi provocano, lo stato d’animo peggiora notevolmente.
Quanto alla società adulta, beh, qui entriamo davvero in un campo minato. Non possiamo che riconoscere la malattia sociale. Quanto ai rimedi, è davvero difficile dire quali potrebbero essere. Le frustrazioni dell’età adulta dipendono essenzialmente da due fattori: il primo è l’insoddisfazione sentimentale, l’aumento dei matrimoni bianchi, l’esplosione nel numero di divorzi. Forse, in questo caso, la soluzione potrebbe esser rappresentata da una maggiore informazione e sensibilizzazione della popolazione sui problemi della sfera affettiva, che quasi tutti, in misura e gravità differente hanno e pochissimi curano.
Il secondo fattore è il lavoro: poco lavoro, mal retribuito, con scarsa gratificazione nei confronti dei soggetti. Dunque, magari, la ricomposizione di una politica seria, che miri ad aumentare (sul serio) i posti di lavoro, tutelare i diritti dei soggetti lavoratori, migliorarne la qualità, potrebbe essere utile.
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