Blackoout social network. Down di 7 ore per Facebook, Instagram e Whatzapp. Utenti nel panico. Ma è normale dipendere in toto da questo mondo parallelo?
6 Ottobre 2021Blackout social network. Mentre Mark Zuckerberg si sarà disperato per la perdita in Borsa da 160 milioni di dollari l’ora (povera creatura, pensiamo quanto possa intascare in un mese), il mondo, quasi per intero, faceva la stessa cosa perché tagliato fuori da quello che ormai rappresenta un universo parallelo e dai più preferito rispetto a quello ordinario.
Accadeva due giorni fa, lunedì 4 ottobre, attorno alle 17, quando la maggior parte degli utenti di questo universo si sentiva impazzire. Riavviavano telefoni e computer, non sapevano più cosa fare, dopo mesi hanno parlato a voce con amici e colleghi, fino a che la notizia del blackout dei principali social network non ha iniziato a invadere i giornali on-line.
E allora “abbiamo dovuto sentirci continuamente al telefono” dice Lidia, impiegata di una società editoriale, che lavora da casa e comunica con i colleghi normalmente tramite Whatzapp; “C’erano ragazzine disperate, piangevano, su Tic toc”, racconta Elena, 14 anni; “a me è sembrata una rivoluzione, non sentire continuamente quel bip, non avere a disposizione Facebook e Instagram, poi, non capisco dove sia stata la tragedia. Io ho finito di studiare in tranquillità e poi ho visto un bel film in tv”.
Pecora bianca, Elena, tra una serie di persone in delirio. Già, ma è tutta e solo una questione di abitudine. Come facevamo prima della diffusione di quest’arma a doppio taglio che sono i social? Parlavamo di più al telefono, mantenendo relazioni interpersonali che ora, nascoste dietro parole scritte, sono fortemente penalizzate; leggevamo di più, anziché stare passivamente e quasi imbambolati a sbirciare nelle vite degli altri; magari ci arricchivamo culturalmente anche maggiormente guardando qualcosa d’interessante in tv.
Tutte attività diventate quasi desuete, soprattutto tra gli adolescenti, ma non solo. Quante volte vi è capitato di essere a cena con una persona che guardava continuamente il telefono e ogni tre per due scriveva a velocità supersonica chissà che cosa?
Ecco qual è il risvolto della medaglia di uno strumento che, pure, può risultare utilissimo: una specie di barriera architettonica tra le persone, soprattutto, ma anche tra il genere umano e la cultura, a volte.
L’esperienza, volenti o nolenti, l’abbiamo fatta per ben 7 ore; adesso a noi il giudizio. Per quanto mi riguarda, in medio stat virtus.
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. (Umberto Eco)
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