Cancro, neoplasia, tumore. Qualunque sia la definizione che i medici danno a questa malattia, nel momento in cui viene espressa la diagnosi, cambia la vita. Quella del diretto interessato, così come quella di tutte le persone che lo o la amano. Figli, coniugi, nipoti, a volte madri o padri.

L’assassino dei nostri tempi si è portato via mio padre, poco più di due anni fa, un’altra persona a me carissima dieci mesi prima ed un anno prima ancora la sorella di papà, che mi aveva tenuto in fasce.

Poi, sono arrivate le notizie che proprio non mi aspettavo, quelle che mi hanno dato un pugno dritto alla pancia, anche se non riguardavano persone della mia famiglia. Lara, la chiamerò così, per rispettare la sua riservatezza, bella, giovane, pura come l’aria primaverile di campagna, angelica. Sai, ha il cancro, mi hanno detto un giorno. Stentavo a crederci ed ancora oggi mi manca il coraggio di chiamarla, perché non voglio darle un dolore in più.

E poi ancora, qualche settimana fa, mia sorella, per telefono: te lo dico, perché non voglio lo sappia da Facebook…Vincenzo. Cosaaaaaaaaa? Vinz, il mio amico, cosa? Non c’è più, andato via, mangiato dal cancro anche lui, a poco più di 50 anni.

E ieri… davvero questo è stato il colmo. Solo il giorno prima avevo saputo della malattia che aveva colpito la madre di un carissimo amico, una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. Ieri mi arriva la notizia della morte di questa donna, dell’essere che ha generato quest’angelo, cui, circa un anno fa, avevo detto: goditeli, più che puoi, i tuoi genitori. Ed ora mi sento quasi in colpa per questo.

Adesso il mio pensiero è rivolto costantemente a lui, che è meno forte di quanto pensi. Tutti siamo meno forti di quanto riteniamo. Lo tengo stretto a me, in ogni momento. E so per certo, perché, forse non quanto pensa, ma ha un carattere da leone, che riuscirà a sopportare il dolore che diventerà compagno costante della sua vita.

Ti voglio bene R.