De Micheli-Suàrez. Juve chiama, De Micheli risponde. Potere chiede, politica concede
5 Dicembre 2020De Michei-Suàrez. C’era una volta il calcio. Quello che il lunedì mattina gli amici al bar facevano fiumi di chiacchiere. Quello che rigore sì, rigore no, arbitro venduto. Il calcio che faceva tanto Italia, ma Italia pulita, giocosa e giocata così come dovrebbe essere.
Poi fu la volta di calciopoli. Nel 2006 l’ampia platea di appassionati del pallone rimase talmente male che quasi, ma solo quasi, se ne distaccò. Chi ha il calcio nelle vene non lo abbandona per fatti così superficiali. Peccato che superficiali non fossero e portarono anche a pesanti condanne penali, poi prescritte. Senza contare le folcloristiche vicende successive, che vedono la Juve addirittura fare ricorso al TAR, chiedendo pochi spiccioli, solo 444 milioni di lire. Ma che sarà mai?!
Oggi è ancora la Juve al centro di uno scandalo in cui c’è di mezzo, oltre che Paratici, dirigente della Juventus, niente popò di meno che il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. Motivo? Sempre i soliti, agognati ed in questo paese maltrattati, soldi. Il fatto che il ministro non sia indagata è solo uno dei risvolti tragicomici della vicenda, una storia di illeciti penali sportivi, la storia di un calciatore, Suàrez, che deve necessariamente tirare il pallone juventino. E allora, perché non chiedere una mano alla politica? Tanto, tra onestà e pulizia, possono darsi la mano.
In una intercettazione, la docente Stefania Spina dialoga con un altro docente, tale Diodato (12 settembre).
Diodato: “Comunque, allora, tornando seri, hai una grande responsabilità perché se lo bocciate ci fanno gli attentati terroristici”.
Stefania Spina: “Ma te pare che lo bocciamo!”
Ma per carità, siamo in Italia, signori, siamo nel Paese del pallone, siamo nello Stato dove per soldi ci si venderebbero anche i figli, siamo in Italia, dove la Juventus, nel bene e nel male, nel lecito e nell’illecito, deve vincere sempre.
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