Depressione, Lady Gaga la combatte sin da ragazzina. 5 passi per uscire dal male oscuro
1 Ottobre 2017Depressione. Lady Gaga, celebrity internazionale del mondo musicale, icona per molti adolescenti e non solo, uno dei simboli di vitalità, successo, ricchezza, gioia di vivere: eppure toglie la maschera e confessa le sue debolezze. Violentata quando aveva soli 19 anni, la popstar da 275 milioni di dollari di patrimonio, racconta di esser caduta in una depressione con cui combatte quotidianamente. Messaggio a doppio taglio, nel senso che qualcuno, sofferente, come lei, di depressione, potrebbe trovare consolazione nel fatto che una celebrità del suo calibro soffra dello stesso male. D’altra parte, però, potrebbe portare molte, troppe persone affette da depressione, ad accasciarsi su questo male, che, da solo, non va via, se non, forse, oltre i 75 anni. Si rischia che vite intere, insomma, vengano gettate via, sepolte da quel velo nero con cui la depressione ricopre il cervello ed il corpo di coloro i quali ne cadono vittime.
È fondamentale che lo sfogo del popstar serva d’esempio, come rottura delle barriere di pregiudizi, che circondano questa malattia, che fanno sentire chi ne è vittima, quasi colpevole di esserlo.
Depressione non equivale a tristezza o malinconia. E Lady Gaga credo sia l’esempio più eclatante a sostegno di questa tesi. E soprattutto, bisogna convincersi che dal buio si può uscire.
Liberarsi di questo mostro, o male oscuro che dir si voglia, che rischia di diventare la malattia del secolo, è possibile. Ed a sostenerlo è persona che ci combatte da oltre 20 anni e continua a sopportare episodi di sofferenza acuta, sempre più brevi, però, con il sostegno farmacologico e psicoterapeutico costante. Il passo numero 1 è riconoscere il male, accettare di esserne stato colpito. Quindi, l’aiuto, con relativo amore e comprensione, da parte di familiari o amici. Poi, passo difficile ma indispensabile, la persona depressa deve, di sua spontanea volontà, rivolgersi ad un medico, competente. Sembra facile, ma non lo è. Il Paese è pieno di ciarlatani considerati anche competenti. Il passo numero quattro consiste nel seguire le cure, con costanza. Alla fine, il senso di speranza, quello non deve mai mancare: la fiducia di poter essere più forti di un male di per sé potentissimo. Dobbiamo imparare a guardare al futuro e tentare di considerarci, neanche normali, a parte il fatto che non saprei dare un significato al termine normalità, ma sopra la media, perché impariamo a leggerci dentro e conoscere noi stessi e gli altri, meglio e più a fondo di chiunque.
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