Depressione, l’incertezza della medicina in materia
23 Giugno 2015Che la matematica non sia un’opinione è fatto certo, dato dimostrato più volte, in vari modi. Che la scienza, però, che su essa si basa, la scienza medica in particolare, brancoli nel buio e vada avanti per tentativi, tramite esperimenti, credo sarà presto altrettanto certo.
Non ho mai nascosto di soffrire di depressione, da anni, disturbo bipolare II, importante, invalidante. Ho tentato mille cure, consultato i migliori specialisti, uno dei quali mi segue tutt’ora. Oggi sono stata nel suo centro per il controllo di routine, reso urgente dall’aggravarsi dei disagi. Mi è stato prescritto il ricovero d’urgenza in una clinica privata, convenzionata, con la sicurezza che lui in persona e i suoi collaboratori passeranno a visitarmi ogni pomeriggio.
Motivo? I miei ripetuti tentativi di suicidio e il fatto che l’idea della morte continui ad accarezzarmi quasi costantemente. Se la scienza medica brancola nel buio, quella psichiatrica ritengo davvero non abbia la più vaga idea di dove andare a parare.
Mi è stato detto, sempre durante la visita odierna, che devo smettere di bere vino ed eliminare le benzodiazepine, che, per i fortunati profani in materia, sono calmanti. Tutto questo, mi hanno detto, aggrava la sindrome depressiva.
Ma come? Se lo psichiatra con cui ero in cura fino ad un anno fa non considerava neanche la quantità, non nascondo, importante, di vino che bevo e, soprattutto, non mi ha mai limitato nell’assunzione di benzodiazepine? E poi, addirittura, è giusto prescrivere il ricovero ad una persona come me, che, per quanto ad intermittenza, riesco ancora a scrivere, leggere e svolgere tutte le normali attività del quotidiano?
Le risposte che mi sono data sono due. Una si chiama medicina difensiva. Sempre meglio non correre rischi.
La seconda si chiama giuramento d’Ippocrate. Il notissimo medico greco diceva: “La vita è così breve, l’arte così lunga da apprendere”. Appunto, come dicevamo prima. Posto che la medicina sia un’arte, è ancora a metà strada.
Ma, soprattutto, dal momento che dai detti popolari a volte si apprende più che da un’intera enciclopedia, mi è venuto in mente un proverbio, che ho deciso di adottare come filosofia di vita: “Ognuno è il miglior medico di se stesso”. Per quanto riguarda me, riprenderò la psicoterapia, cercherò di non esagerare con il vino, ma di certo non lo abolirò; quanto alle benzodiazepine… al bisogno, perché no, se mi fanno stare meglio.
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