Depressione: quanto è possibile fingere? Tiziana Cantone potrebbe essere viva
15 Settembre 2016Depressione, mostro, paturnie (così ne chiamava le crisi la protagonista del film “Colazione da Tiffany): comunque la si voglia definire, chi non ci passa, non capirà mai, con tutta la mia, bonaria, invidia.
Ciò su cui oggi mi fermo a riflettere è quanto sia possibile fingere di star bene, quando, in realtà, si vorrebbe star chiusi in casa, possibilmente con le luci spente.
Mi è venuto in mente tutto questo perché ieri era l’anniversario di nozze di mia sorella e, guardando alcune foto, ho visto, a parte il suo splendore in abito bianco, me stessa sorridente, spensierata e serena. Chiunque avrebbe detto lo fossi. Era l’esatto contrario. Sono passati cinque anni da quel giorno, eppure ricordo ancora l’alone di nebbia che mi circondava mentre cercavo di tranquillizzare mia sorella, le accomodavo l’acconciatura, fatta dal parrucchiere e di cui non era soddisfatta, salutavo ed intrattenevo gli ospiti del ristretto e discreto festeggiamento che abbiamo fatto a seguito della cerimonia.
Cinque anni. Papà era ancora con noi e nessuno avrebbe mai potuto sospettare che se ne sarebbe andato tanto presto. Io avevo problemi, grossi, sul lavoro e noi tutti, in famiglia, l’angoscia della sorella di papà, zia Amelia, malata, ricoverata, che nessuno di noi sapeva se e quando sarebbe uscita da quel maledetto ospedale.
Ero in preda al mostro, non del tutto fortunatamente, lui era solo stilizzato attorno a me. Mi sono resa conto, guardando le foto di quella bellissima festa, di quanto sia possibile, anche per un depresso, fingere, non solo benessere, ma addirittura felicità.
Questo, forse, è l’aspetto più pericoloso di tale viscida e subdola malattia: non si vede. Chiunque può, pur depresso, può far finta di star bene. E qui entra in gioco la difficoltà, da parte degli altri, di aiutare la persona in questione.
Ecco perché è importante che la persona affetta da depressione chieda aiuto. Ecco perché è fondamentale, da parte sua e delle persone a lei più vicine, non abbassare mai la guardia.
Il mio pensiero va a Tiziana, la ragazza che si è tolta la vita per una depressione indotta dalle maldicenze altrui. Forse, se qualcuno le fosse stato davvero vicino, Tiziana oggi sarebbe ancora viva e, magari, tra qualche anno, riderebbe di un episodio superficiale, quanto stupido, che ha scatenato reazioni inopportune. Arrivederci Tiziana. Se potessi (non piango mai), piangerei per te, ma a te ed a tutte le persone che ti volevano bene, va il mio pensiero e la mia solidarietà.
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