E la chiamano Sanità
29 Novembre 2015Nella prossima finanziaria sono previsti tagli alla Sanità. Una Sanità che nel nostro paese è già piena di drammatici buchi e davvero avrebbe bisogno di sostegni economici, forse più di qualunque altro settore. Una Sanità malata. Dove chi si ammala è perduto. Lo dimostra la storia di Francesco Mastrogiovanni, raccontata dalla sua nipote preferita, Grazia Serra, che ha portato a farne un documentario.
Zio Francesco, dice la nipote, era stravagante, forse aveva problemi psichici, ma evidentemente era riuscito a curarli e contenerli, dal momento che conduceva una vita ordinata e lavorava come maestro elementare. Finchè un giorno, nell’agosto 2009, quando aveva solo 58 anni, zio Francesco viene ricoverato con TSO, trattamento sanitario obbligatorio nell’ospedale di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno. Tre giorni dopo, zio Francesco muore. Alla nipote non è stato mai consentito di entrare nella stanza da cui lui non poteva uscire perché lo tenevano legato. “Forse quando entri in questi reparti smetti di essere considerato una persona”, dice la nipote. Chi scrive toglierebbe il forse, con la sicurezza di esperienze passate ed orrori visti con i miei stessi occhi in questo tipo di reparti, ma non solo, purtroppo.
La buona notizia è che i medici che lo hanno avuto in “cura” sono stati condannati in primo grado per omicidio.
La cattiva notizia è che ce ne sono mille, di zio Francesco, in un’Italia dal ricovero facile, dove, quando varchi la soglia dell’ospedale, smetti di essere una persona e diventi un numero, ti viene tolta la dignità e, a volte, come nel caso di zio Francesco, la vita. Se questa è Sanità…
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