Giustizia, Cartabia e la riforma della vergogna
11 Aprile 2022Prescrizione abolita solo dopo il primo grado di giudizio ed ergastolo ostativo: approvata la legge che dà una mano a delinquenti e mafiosi
Giustizia. “Una poltrona scomoda”, così il ministro Cartabia definisce la carica che ricopre, mentre noi la chiamiamo col suo vero nome: “una poltrona inadeguata” per la guardasigilli che strizza troppo spesso l’occhio a chi delinque e, cosa ancora più grave, ai mafiosi.
Non ne facciamo un discorso di schieramento politico, quello poco importerebbe se a guidare uno dei ministeri più delicati e più importanti in un paese come il nostro, in cui la mafia la fa ancora da padrona e ancora troppo spesso stringe la mano ad uno Stato colluso; poco importerebbe se a capo del ministero della giustizia fosse persona degna, capace, pulita e avulsa dalle logiche che legano le alte sfere della politica alle mafie, in particolare quella siciliana.
Ci vorrebbe, a guidare il ministero della giustizia, una personalità di alto spessore, davvero convinta di voler combattere la delinquenza a tutti i livelli e soprattutto, le mafie. La Cartabia, a mio parere, così non è.
Qual è il senso di abolire la prescrizione dopo il primo grado di giudizio? La risposta, a mio avviso è semplice: lasciare modo e possibilità a chiunque di delinquere… tanto, il secondo grado probabilmente non arriverà mai. Una legge, questa sulla prescrizione, ben confezionata per gettare fumo negli occhi dei cittadini non bene informati, grazie ad organi di stampa asserviti ai poteri forti. Una vergognosa riforma che alla prescrizione, becero organo di difesa per chi delinque, non dà e soprattutto non toglie niente.
Per non parlare dell’ergastolo ostativo: uno schiaffo in faccia alla memoria di Falcone e Borsellino, proprio nel trentennale delle stragi in cui gli eroi anti mafia hanno perso la vita, insieme con atre persone davvero pulite, dedite alla Giustizia con la G maiuscola.
Che proprio nell’anno del trentennale delle stragi venga dato un duro colpo ad una delle leggi più fortemente volute dai due magistrati, è un’ingiustificabile vergogna ed anche un vero e proprio schiaffo alla memoria dei martiri e dei familiari che in quelle stragi sono rimasti uccisi,
ma, non ultimi, ai cittadini onesti che credono ancora nella giustizia.
Qui stiamo parlando di un ergastolo ostativo accuratamente ammorbidito, che non solo non combatte le mafie, ma stringe loro la mano, com’è stato constatato da Signori magistrati, quali Sebastiano Adita e Nino Di Matteo.
Ancora una volta, insomma, ci troviamo di fronte ad una riforma della giustizia che la giustizia la vede moto da lontano e soprattutto non fa nulla per combattere le mafie, quei poteri realmente forti con cui Stato e partiti politici devono avere ancora vergognosamente la possibilità di collaborare.
E chiudo con una frase di Cesare Mori, che, nonostante l’appartenenza politica poco condivisibile, trovo particolarmente significativa: “Se la mafia fa paura, lo Stato deve farne di più”.
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