Governo. Tra ammucchiate e manie di protagonismo dei due Matteo
17 Febbraio 2021Governo. La notizia di oggi non è il discorso di Wonder Draghi al Senato, non è il fatto che abbia dato come monito: “Ricostruire come nel Dopoguerra, il virus è il nemico di tutti. L’unità è un dovere”. Tutto, per altro, abbastanza prevedibile.
La notizia di oggi non è neanche l’ammucchiatina giallorosa con Conte come federatore.
E non è neanche la mania di protagonismo di Matteo Salvini, che, alle parole sull’irreversibilità dell’Euro del neo presidente del Consiglio, dice che “di irreversibile c’è solo la morte”.
La vera notizia di oggi, che poi, ormai, tanto notizia non è, è l’imboccarsi tutto, fino all’ultimo boccone, di giornalistini e giornaloni.
Come avevano potuto pensare, i miei signori colleghi che l’ammucchiata che ha fatto nascere il nuovo governo in un batter d’occhio fosse realmente dipendente da un’unità di pensiero e parola e non, invece, dall’assoluto bisogno di mantener le poltrone senza le quali non sopravivrebbero?
Ed ecco il risultato: contro i due Matteo fino alla morte, Pd, M5S e Leu provano a fare squadra. Ma perché i giornalistini di quart’ordine di cui disponiamo non lo avevano capito prima? Mancanza d’intuito? Servilismo verso gli pseudo poteri? Una di queste cose.
Sta di fatto che l’ammucchiata che ha fatto nascere questo governo è composta da simil deputati e simil senatori che hanno alzato il ditino per rispondere alle domande di Wonder Draghi, ma quello stesso ditino, una volta nato l’esecutivo, se lo sono ben nascosto dietro la schiena, proprio come i bimbi tra i tre e i quattro anni.
Della serie: teniamoci la poltrona, poi si vedrà il da farsi. Ed il da farsi si è visto con una velocità supersonica: ecco, questo nessuno avrebbe potuto immaginarlo.
C’è da capire cosa succederà adesso, perché, giornalisti incapaci, superuomini alla due Matteo, un presidente del Consiglio con la barra dritta come è arduo sia di più, è difficile comprendere come gli inquilini di Camera e Senato intendano mantenere la poltrona, se non unendosi un giorno e scindendosi quello dopo.
Perché, signori, siamo in Italia. Cosa non si farebbe per il potere?
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