Il ritratto di Dorian Gray
18 Agosto 2015Ben lontana dal voler aggiungere a questo sito una categoria modello “posta del cuore”, ho argomenti ben più seri da affrontare, voglio raccontare questa storia, che mi riguarda personalmente e spero tanto possa essere utile a qualcuno, se non altro per comprendere quanto la fiducia sia un diamante prezioso da regalare solo a chi davvero siamo sicuri la meriti. Quasi sempre ciò avviene solo all’interno dei nuclei familiari, vista la generazione, visti i solidissimi matrimoni dei nostri genitori e la genuinità che si respira dentro le mura domestiche. Certo, non sempre è così, come non sempre capita d’incontrare gente indegna di esser tenuta in grande considerazione.
La storia inizia nel febbraio del 2014, mentre attraverso il periodo forse più critico della mia vita, a causa delle scoperta della malattia di papà, che se l’è portato via nel giro di un mese e mezzo. Ci troviamo a Locri, a casa dei miei genitori. Conosco quest’uomo. Ancora oggi dico che, non fosse stato per lui, sarei morta dietro mio padre. Lui mi coccola, pensa al mio bene prima che al suo, mi dichiara amore sconfinato e me lo dimostra, ogni giorno, ogni ora, dal cornetto che mi porta la mattina alla passeggiata che il pomeriggio mi costringe a fare per non vedermi sempre buttata a letto. La cosa che forse me lo ha fatto apprezzare di più è stato uno dei regali che mi ha fatto: una grappa d’annata, dentro ad uno scrigno di legno, con su scritto “Dedicata al padre”. Conservo ancora la confezione, quanto alla grappa, l’abbiamo bevuta papà ed io.
Arriva il momento del distacco. Torno a Roma, nel tentativo di riprendere la mia vita. Io non credo di essere innamorata di lui, ma gli voglio bene, un’infinità di bene. Non smettiamo mai di sentirci. Mi chiama diverse volte al giorno, in modo ossessivo. A volte non gli rispondo nemmeno. E poi, a marzo di quest’anno, torno a Locri, per respirare un po’ di aria buona. E’ strano vederlo, quasi come non avessi mai smesso di farlo. Lui è felice come un bambino con un barattolo di Nutella aperto davanti a sé. La storia, mai finita in realtà, riprende, con uno spessore diverso. E’ lui a farmelo notare. Se prima ti amavo, ora ti adoro, ti voglio bene tanto da non essere sicuro di poter stare senza di te. Vorrei, mi dice, la certezza che verrai a vivere qui, ora che non hai un lavoro fisso. Io, dice, ho bisogno di stabilità. Vorrei la promessa che starai con me per sempre. Io ascolto, rifletto, lo amo, adesso decisamente, ma non prometto nulla.
Poche settimane fa, dopo aver fatto l’amore, mi dice: potremmo stare insieme senza avere rapporti sessuali? Mi sento in colpa nei confronti di mia figlia, non riesco più a guardarla negli occhi. Quella figlia che spessissimo ha portato a casa mia, anche a pranzo. Non rispondo, non so cosa dire. Penso che il fatto di aver interrotto gli psicofarmaci sia stato per lui un errore fatale. Non ho mai avuto una sensazione del genere, mi dice. Sono sempre riuscito a controllare ogni cosa con la ragione, anche i sentimenti. Gli dico che tutto questo ha una definizione, si chiama amore, forse si è innamorato per la prima volta. Pensa che io abbia ragione.
Non mi sento presa in giro. Ho molta esperienza, avendo fatto tanta psicoterapia, di amori folli buttati via per paura. E’ capitato anche a persone a me molto vicine. Lo lascio andare, per il bene di tutti. Lui continua a cercarmi, ma io non mi faccio trovare.
Ora, due giorni fa, ha portato, consegnandolo a mia madre, in quanto io non voglio vederlo, il ritratto che ha fatto commissionare per me da un pittore suo paziente (lui è un medico). Ogni volta che lo guardo mi viene su tutta l’amarezza di questa storia. E’ molto bello, per quanto la mia espressione, per altro incredibilmente fedele alla realtà, sia indurita e leggermente invecchiata. Non voglio buttarlo via, chi l’ha fatto ci ha lavorato tanto ed è anche una bella persona. Non so cosa farne. Per ora è poggiato su un calorifero, naturalmente spento, uno dei più sperduti della casa. Non mi stupirebbe se questo ritratto, con il tempo, si riempisse di rughe e, chissà, magari, potrebbe comparire anche una lacrima.
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