La scrittura
19 Dicembre 2014Quando ho finito di scrivere il mio primo romanzo, “Dal suo punto di vista”, pensavo che sarebbe stato l’ultimo. Quella è una storia in gran parte autobiografica, basata su fatti forti, traumatici, che hanno segnato la mia esistenza.
Eppure dopo ho continuato ad avere l’esigenza di scrivere. Non riesco a smettere, ho quasi difficoltà a non portare nero su bianco tutto ciò che sento e soprattutto le idee sono talmente tanto che addirittura non credo di riuscire a realizzarle tutte.
Se qualcuno mi chiede “quando hai iniziato a scrivere” ho problemi a rispondere, perché scrivo da sempre, da quando ho ricordi. A volte in casa di mia madre, ne trovo le prove: foglietti sparsi, con pensieri vari.
D’altra parte, è l’unica cosa che so fare. E’ vero, non lo dico tanto per dire, è l’unica cosa in cui riesco ad essere me stessa senza difficoltà, è un’esigenza. E’ stata un’esigenza la strada che ho intrapreso a livello professionale, quella di giornalista, ancora ingenuamente pensando che fosse importante, per quel mestiere, saper scrivere. E’ stata un’esigenza scrivere il primo romanzo, poi il secondo, poi il terzo, che ancora non è pubblicato e non so, francamente, se mai lo sarà. E’ stata un’esigenza anche dare vita a questo sito, perché, per quanto adori la solitudine e fondamentalmente scrivo per dare sfogo ad un impulso, fortissimo, che viene da dentro, mi piace ricevere impressioni e critiche, negative o positive che siano, da chi mi legge.
Dicono che per scrivere sia necessario leggere molto. Nel mio caso, all’inizio, devo ammettere, non è stato così. Fino alla fine dell’università, leggevo di continuo, per dovere di studio, ma non l’ho mai fatto con il piacere e l’interesse con cui ho iniziato a farlo dopo. Per quanto, intorno ai diciassette anni, ho avuto il mio primo amore letterario: J. P. Sartre. Ebbene sì, anche io adesso lo trovo pesante, eppure allora il suo “La nausea” mi ha rapito al punto che l’ho divorato nel giro di una settimana. Questo, con gli anni e le riflessioni cervellotiche che mi si impongono naturalmente, mi ha fatto capire che la lettura è cosa estremamente soggettiva. Si può trovare un libro meraviglioso in un determinato periodo della propria vita e poi, provando a rileggerlo, considerarlo noioso o inutile o superfluo. E viceversa. A volte si leggono libri a fatica e, anni dopo, li si divora, trovandoli meravigliosamente illuminanti.
I miei gusti al momento sono un po’ troppo vari perché possa fare un elenco di preferenze. Certo, alcune, sfacciate, sono ormai costanti: una fra tutte, Philip Roht, che mi ha deliziato ed ammaliato e quasi drogato per intere serate e, in periodi di ferie, pomeriggi e mattinate. Per ora mi fermo qui, altrimenti l’elenco occuperebbe almeno 4 pagine…
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