Locri: 15 arresti di gente “cosiddetta” bene. Spalleggiavano cosca’ndranghetista Cordì
9 Aprile 2017Locri. L’accusa, aggravata e continuata: abuso d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture. Sequestrati beni per 12 milioni di euro
Nascere in Calabria, crescere fra la trasparenza del mare e il sudiciume di chi credevi come te
È bella, la terra di Calabria. Infinitamente bella, nella sua natura prepotente che si sviluppa anche sotto l’incuria di chi ci abita, nello splendore del suo mare, cristallino in alcune parti della costa jonica, quanto di quella tirrenica. È bella, la Calabria dove sono nata e cresciuta, trascorrendovi gli anni della vita forse più formativi per chiunque. Bella quanto maledetta. Non tutta, fortunatamente. Ancora alcune zone, poche, si salvano. Maledetta perché marcia, sin dalle sue radici più profonde.
Naturalmente mi riferisco a Locri, cittadina nella quale ho trascorso le mie estati dai diciotto anni in poi. Sudicia sino al midollo. Leggere quanto è accaduto nei giorni scorsi, ha avuto su di me un impatto oltremodo particolare, raccapricciante. Io, che faccio dell’onestà e della trasparenza il mio pane quotidiano e condanno, quotidianamente, pubblicamente, tutto quanto di illecito esiste in questo paese, e non è poco, mi sono trovata a scoprire di aver condiviso intere giornate, serate, bagni al mare, con persone marce dentro. Forse, anzi quasi sicuramente, hanno iniziato a delinquere dopo la nostra frequentazione, ma ciò non cambia troppo le cose. Chi arriva a delinquere, a fare quello che per anni hanno fatto queste persone, deve avere dentro di sé un’immoralità radicata, una sporcizia più forte di qualunque etica, un senso della giustizia inesistente.
Sgomento, dunque. Questo è quanto ho provato, leggendo le notizie degli ultimi giorni su Locri. Notizie che riguardano gente, di cui non farò i nomi in questa sede (le identità dei delinquenti sono ormai pubbliche ed accessibili per chiunque). Gente che m’illudevo fosse come me, persone che apparivano per bene, divorate, invece, dal vortice del marciume che rischia di consumare la popolazione calabrese. Perché, anche lì, la gente onesta esiste.
Ed ora mi tornano in mente le parole di mio padre, che mi suscitavano fastidio ed insofferenza, quando mi chiedeva, d’estate, con chi esci, cosa fa questa persona, come si chiama di cognome. Non che l’illusione sia svanita solo oggi, ma oggi si è rafforzata la consapevolezza che, quando una malattia parte dalla testa, tutti gli organi, o quasi, alla fine, ne vengono intaccati.
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