Luca Varani, gioventù bruciata
11 Marzo 2016Una mente sana non uccide “solo per vedere che effetto fa”.
Il mistero dell’omicidio di Roma è nelle menti malate dei due assassini
Si può uccidere “solo per vedere che effetto fa”, come ha detto uno dei due assassini di Luca Varani? Si può uccidere per “appagare un crudele desiderio di malvagità”, come ha detto il gip Riccardo Amoroso? Si può uccidere per aver sniffato quantità esagerate di cocaina?
Francamente ritengo altamente improbabile tutto ciò. Chi arriva ad uccidere, che sia un cervello d’intelligenza sopra la media, che sia in contrasto con il padre che non accetta lui voglia diventare donna, chi arriva ad uccidere senza un reale motivo, deve essere una mente disturbata.
Ci si è fatti molte domande sull’omicidio di Luca Varani. Si è ipotizzato, detto, scritto, letto di tutto. Si è sentita la parola umanità, per fortuna, almeno un paio di volte. Perché qui si tratta di una umanità malata, di una gioventù sicuramente deviata dall’assunzione di droghe, ma evidentemente, fortemente sofferente e disturbata.
Ed eccoci al punto centrale della vicenda. Quanto si è consumato in un appartamento di Roma in un sabato notte che non dimenticheremo facilmente è l’esasperazione della crisi che la maggior parte dei giovani, oggi, attraversa, sfogandosi, normalmente, con sesso promiscuo o estremo, alcol, droghe, per attutire quel senso d’insoddisfazione che pare accomuni questa generazione maledetta.
Una volta ci si confrontava, ci si sfogava a vicenda, si discuteva del vuoto che, almeno una volta nella vita, tutti avvertiamo. Oggi si va con gli omosessuali, pur sostenendo di essere etero, si consumano 26 grammi di cocaina come fossero noccioline e poi… poi si arriva a massacrare, fino alla morte, un ragazzo di soli 23 anni.
Questa è gioventù bruciata…malata, disturbata e sofferente. I due assassini, a mio parere – e lo dico sapendo che scatenerò reazioni di sdegno – sarebbero, più che da arresto, da ricovero in una struttura psichiatrica, anche, forse, a vita.
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