Moby Dick e tutto l’amore che c’è
6 Dicembre 2015C’è, insospettabilmente, tutto l’amore del mondo nel film di Ron Howard sulla balena più grande di tutti i tempi. L’opera, un colossal stracolmo di effetti speciali di riuscita sorprendente, tanto da far sembrare allo spettatore di trovarsi in mare, è, a tratti, forte, cattiva come una tempesta, come il mare assassino, ma, per lo più, tocca le corde dell’animo umano.
L’amore, l’amore in ogni sua piccola sfaccettatura, da quello coniugale, pulito, profondo ed immenso, come non ne esistono più, a quello per il lavoro. Lo scrittore nel film ama il suo lavoro e la storia che vuole raccontare talmente tanto da offrire tutti i suoi risparmi all’ultimo superstite della Essex, la baleniera distrutta dalla famosa balena bianca. Tiene così tanto a tutto ciò, da avere il timore di non essere all’altezza di rendere giustizia alla storia, come nei più classici degli amori romanzeschi. A raccontare, dopo numerosi rifiuti, questa storia sulle oscurità dell’oceano, è un uomo distrutto, la cui anima si è rotta in quel naufragio, quando aveva soli diciassette anni. Eppure, complice una moglie devota ed innamorata, riesce a ricomporre se stesso proprio raccontando, come in una sorta di catarsi liberatoria.
C’è l’amore per la vita. Gli uomini della Essex amano, oltre che il loro lavoro in modo quasi commovente, la vita, ma la amano tanto da commettere quelli che loro stessi definiscono abbomini pur di non abbandonarsi al mare. C’è l’amore amicale, la solidarietà tra uomini di mare, a volte legati come da un sottile filo tanto forte da risultare quasi familiare ed emozionante.
E poi c’è l’amore per la verità, che alla fine trionfa, maestosa e nobile come solo essa può essere, facendo addirittura rivalutare il personaggio più negativo dell’opera, il capitano della baleniera.
Se Ron Howard aspirava ad un capolavoro cinematografico, insomma, la sua ambizione è riuscita in pieno, proprio grazie alla struttura narrativa che tocca gli abissi dell’anima, insieme con quelli del mare.
Acquista il mio libro: Qualcosa di Superiore