Omotransfobia. 22enne cacciata di casa perché omosessuale
13 Aprile 2021Omotransfobia. Ventidue anni, insultata, minacciata e cacciata dalla propria famiglia. Motivo? Malika Chaly ha un’unica colpa, quella di essere innamorata di un’altra ragazza.
Una vicenda atroce, indescrivibilmente cattiva e figlia dell’ignoranza e dell’odio omofobico. “Non dobbiamo però pensare che sia un caso isolato, anzi la pandemia Covid ha accentuato e inasprito queste situazioni. I casi di ragazze e ragazzi sbattuti fuori di casa dalla famiglia per il loro orientamento sessuale o per la propria di identità di genere sono diffusissimi”, ci dice Alessandro Zan, politico e attivista, che da tempo combatte per far approvare una legge che istituirebbe il carcere per atti di discriminazione fondati sul sesso.
Malika ha denunciato, dimostrando grande forza e carattere. Ha denunciato non solo alle forze dell’ordine, ma anche pubblicamente quanto accaduto. Ogni gesto del genere è un passo in avanti contro odio e discriminazioni.
“La legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo (la discriminazione nei confronti di persone con disabilità, ndr) estende a queste fattispecie la legge Reale-Mancino, già in vigore per i crimini commessi per odio razziale, etnico o religioso – dice Zan – Identificare precisamente un crimine d’odio con un reato potrebbe non solo spingere le vittime a denunciare, ma anche aiutare le forze dell’ordine a contrastare questo tipo di fenomeno”. C’è totale fiducia nell’operato delle forze di polizia, ma non esistono ancora i mezzi legislativi per perseguire questi atti di violenza inaudita. “L’orientamento sessuale – dice ancora Zan – è una condizione personale, esattamente come il colore della pelle o l’appartenenza etnica, che va tutelato e protetto, come impone la nostra Costituzione”.
Possiamo definire queste forme d’odio come vogliamo, omofobia, misoginia, abilismo. La definizione esatta, a mio avviso, è mancanza d’amore per il genere umano.
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