Renzi nel paese delle meraviglie
2 Marzo 2016Istat, l’Italia d’oro di Renzi e quella reale
Renzi dà i numeri, basandosi su una lettura superficiale dei dati Istat e sognando un’Italia in ripresa. Lo seguono a ruota i giornali asserviti a lui ed ai poteri che lo manovrano. Ma una lettura attenta del rapporto Istat dice, purtroppo, tutt’altro.
Com’era ampiamente prevedibile i giornali asserviti al potere aprono, oggi, tutti, indistintamente, con la notizia di un’Italia in ripresa. “Torna la crescita”, dice La Repubblica, con una serie di sommarietti in cui sciorina dati reali, ma letti in modo parziale. Non spicca per originalità il Corriere della Sera: “Torna la crescita dopo tre anni”. Il giornale del premier, invece, L’Unità, già in calo nelle vendite (Segno che un Dio esiste) tuona: “Bentornata Italia”.
Tutto questo, conseguenza dei dati Istat diffusi ieri, che cercheremo di esaminare con attenzione.
Pare che il Pil sia miracolosamente cresciuto nel 2015. In realtà questo dato è falsato dalla correzione al ribasso del 2014. Poi, all’inizio del 2015 l’Italia era partita bene, mentre adesso è praticamente ferma, sono i dati a dirlo:+0,4% nel primo trimestre, +0,3 nel secondo,+0,2 nel terzo, +0,1 nel quarto ed ultimo. Niente di cui gioire, insomma.
Passiamo al deficit, sceso per la prima volta in 3 anni: vero. Ma solo in confronto al Pil. Nulla, dunque, per cui cantare vittoria anche in questo settore.
Parlando poi del lavoro, che sarebbe aumentato in modo esponenziale, il presidente dell’Istat ha specificato che si tratta di flussi e non di dati reali. Quelli dicono altro: che aumentano gli occupati over 50. Fantastico risultato della riforma Fornero. Anziché andare in pensione, ora lavorano, mentre aumentano i disoccupati tra i giovani.
Dati, dunque, tutto sommato, in linea con ciò che ci si aspettava, niente per cui esultare o addirittura cantare vittoria per una improvvisa uscita dalla crisi economica. Magari fosse. Così è nei sogni di Renzi. Ma se, anziché perder tempo e soldi con cartelloni che ne celebrano un successo inesistente, s’impegnasse a fare il premier, forse qualche risultato si otterrebbe. Certo, finché spendiamo i nostri denari per i suoi giocattoli personali, i conti difficilmente torneranno
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