Stupri. Donne come oggetti. E la stampa si accanisce su immigrati e responsabilità femminili
26 Settembre 2017Stupri. Nessuna attenzione sull’inasprimento delle pene: castrazione chimica sarebbe deterrente
La cronaca italiana delle ultime settimane è, a dir poco, inquietante, per la quantità di stupri denunciati. Dall’orrore di branco avvenuto sulla spiaggia di Rimini, sino alla violenza su una 17enne di Jesolo, per non citare tutti gli altri episodi riportati da giornali e tg ultimamente; siamo di fronte ad una vera emergenza.
Emergenza che, a parer nostro, non è di oggi, ma si perde nella storia dei secoli, senza considerare che le denunce sono, dati alla mano, ben inferiori rispetto agli episodi bestiali in cui istinti primordiali vengono sfogati su quelle donne che dovrebbero essere tutelate, e non lo sono, rispettate ed invece sempre più spesso calpestate nella propria dignità.
Ora, le questioni da porsi sono varie. Anzi tutto: come mai la stampa, improvvisamente, fa venire a galla, con tale frequenza, episodi che si sono sempre verificati? Il dubbio, forte e logorante, è che si stia tentando di veicolare il problema sulla questione immigrazione. Perché questo, fondamentalmente, è quanto viene fuori da tv e giornali. Ma il problema è ben più profondo, molto più radicato in questo paese considerato civile, che tale non è, almeno non nei confronti della figura femminile. E non si tratta di emergenza stranieri, come polemiche varie hanno tentato di sostenere.
Se così fosse, i rimedi sarebbero ben più semplici. Il problema reale è che molti degli stupratori, dei mostri che si nascondono dietro l’apparenza di uomini, sono di nazionalità italiana.
Il punto, dunque, a nostro avviso, è ben altro. Stranieri o italiani che siano, questi escrementi della società, andrebbero puniti con pene più severe di quelle attualmente in vigore. E, mi si perdoni l’eccesso di rigore, la castrazione chimica forse sarebbe un deterrente utile a far rientrare, o, quanto meno, ridurre il fenomeno stupri.
Altra questione da porre in primo piano: come si può, com’e stato scritto e detto, dare la colpa di un gesto che definire bestiale equivale ad usare un eufemismo, al modo di vestire di una donna? Come, ci chiediamo, ciò è ancora possibile, in un momento storico in cui si è convinti di aver superato determinati luoghi comuni e gravissime discriminazioni sessuali? Pronta la risposta: ciò non è possibile. Sicuramente non accettabile. Seconda risposta: le discriminazioni sessuali non sono mai, realmente, state superate. La verità è che la donna, ancora oggi, è vittima di pregiudizi, giudizi sprezzanti e caricata di responsabilità, sin nell’interno delle mura domestiche, che, in apparenza superate da tempo, in verità, nella maggior parte dei casi, depauperano l’essere femminile di ogni dignità, rispetto, libertà, superate solo nel fantastico mondo del progredire di una società che, sotto questo profilo, è rimasta, di fatto, ai tempi della pietra.
Infine, la questione che ci poniamo è: quali conseguenze psichiche riportano le vittime di tali orrori? Dal senso di vergogna, comune quasi a tutte le povere mal capitate, quasi sempre il passaggio successivo è la depressione. Vite inevitabilmente devastate, per sempre, senza, quasi mai, rimedio.
Acquista il mio libro: Qualcosa di Superiore