Suicidi. Giornata dei Sopravvissuti alla perdita di un caro per morte volontaria
21 Novembre 2020Il grido di dolore è in “quelli che restano”. La sfida è ascoltarli
Suicidi. Il buio più nero, il senso di non farcela più, di essere senza via di scampo. Chi decide di farla finita deve avere una sofferenza in corpo insostenibile, un male interiore che non dà scampo se non il pensiero di mettere la parola conclusione ad una vita che non appare più avere un senso di essere vissuta.
Ma chi rimane? Cosa può provare una persona affettivamente legata ad un suicida? Presumibilmente un senso di smarrimento, vuoto, dolore altrettanto insostenibili.
È a loro che è dedicata la giornata di oggi, terzo sabato di novembre, chiamato Survivors Day, giornata dei sopravvissuti.
Nel 2019 si sono uccise 800mila persone nel mondo, una ogni 40 secondi per l’Organizzazione mondiale della sanità, e questo senza contare i tentativi andati a vuoto. Numeri in ulteriore aumento da quando il mondo deve fare i conti con la pandemia. I lockdown, la malattia, la cura, hanno provocato un’impennata delle sindromi psichiatriche, e a partire dall’inizio del 2020 ha ripreso ad aumentare il numero dei suicidi nel nostro paese, invertendo la tendenza dei mesi precedenti.
“Al contrario di quanto si crede, la prevenzione del suicidio è possibile e riguarda tutti, potendo far leva sul desiderio di vivere che i soggetti a rischio di suicidio conservano fino alla fine. Pur restando un evento imprevedibile, la corretta valutazione del rischio di suicidio resta il principio centrale per decodificare il desiderio di morte” riferisce Maurizio Pompili, Ordinario di Psichiatria all’università della La Sapienza di Roma, esperto nella ricerca sul suicidio. “Incredulità. Ricerca di spiegazioni. Perché. Se solo… Dove ho sbagliato?”, scrive scrive Maddalena Oliva nell’inchiesta pubblicata sul Fatto Quotidiano il 6 ottobre 2019. “Crisi d’ansia, incubi. Depressione. Rabbia. Perdere un proprio caro perché si è tolto la vita è un’esperienza diversa da altri tipi di lutto: per l’American Psychiatric Association è un evento ‘catastrofico’ simile all’esperienza in un campo di concentramento.”
Un anno fa è stata fondata l’associazione di volontariato Amici di salvataggio intitolata alla scrittrice Alessandra Appiano, deceduta il 3 giugno 2018, in fase di ricovero ospedaliero per una grave depressione. Tra le finalità della onlus, che si interroga sulle pieghe nascoste della relazione tra depressione e suicidio, c’è anche quella di informare sulla realtà dei survivors, di aiutarli a convivere con il loro dolore e far sì che diventi utile a percorrere nelle due direzioni il passaggio segreto tra vita e sopravvivenza. In ogni sofferenza umana c’è un che di segreto e ricercato, raffinato quasi, maggiormente prezioso, forse, quanto più potente è la sofferenza. Così l’Associazione ha scelto la giornata di oggi 21 novembre, Survivor Day 2020, per mettere online il proprio sito. Lo si raggiunge all’indirizzo www.amicidisalvataggio.it
“La mattina di domenica 3 giugno 2018 Alessandra Appiano è fuggita dall’ospedale Villa Turro San Raffaele di Milano, dove era ricoverata per una grave depressione. Il suo corpo senza vita, con il braccialetto identificativo dei degenti e l’agocannula della fleboclisi, è stato ritrovato giù dall’Hotel Ramada. È stato il marito Nanni Delbecchi, avvisato dalle forze dell’ordine, a dare all’ospedale la notizia del decesso. Da quel momento Nanni e un piccolo gruppo di amici –la vera famiglia di Alessandra e Nanni- non hanno abbandonato l’idea di far nascere questa associazione, e questo luogo virtuale dove Alessandra possa continuare a esistere, e non solo.
“Ma uscire dalla depressione, o semplicemente controllarla, sopportarla, si può (https://www.danilasantagata.it/depressione-strategie-vincerla/) ed ognuno di noi avrebbe il dovere di farlo, anche solo per rispetto nei confronti delle persone che ci amano”. (Danila S. Santagata)
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