Enzo Tortora: “Stampa? Merda pura”
14 Giugno 2016Le lettere scritte da Enzo Tortora alla moglie, durante gli anni della sua ingiusta detenzione, commuovono ed insieme allarmano, perché da allora poco è cambiato, nel campo della stampa, in quello della giustizia e nelle condizioni delle carceri
“Non mi parlare della Rai, della stampa, del giornalismo italiano. È merda pura”. Commuovono ed al tempo stesso, allarmano le parole scritte da Enzo Tortora, dal chiuso della sua ingiusta detenzione alla moglie. Erano gli anni 80, ma pare che troppo poco sia cambiato, a livello di Giustizia, così come di stampa.
“La lotta fra me, innocente, e l’accusa, impegnatissima a dover dimostrare il contrario (un altro aspetto di questa farsa italiana), durerà a lungo” scriveva. E riguardo i magistrati: “Non hanno niente in mano….Solo tre categorie di persone (ho scoperto) non rispondono dei loro crimini: i bambini, i pazzi e i magistrati”. “… Sto pensando di chiedere il cambio di cittadinanza. Questo Paese non è più il mio”.
Nel libro di lettere dedicate alla moglie, Enzo Tortora, (siamo nel 1985, ndr) spiega quali siano le condizioni dei detenuti: “Ci pigiano in sette in pochi metri”, “Chissà perché si dice ‘al fresco’, io muoio di caldo, in cella”, “Sei al cesso, un buco apposito consente loro di vederti”. “Non ho più un pelo nero”, “Spero mi cambino le medicine: mi deprimono molto”, “Non faccio che vedere neurologi, osteologi, reumatologi”.
Ciò che viene naturale chiedersi è se, da allora, qualcosa sia cambiato. E la risposta, drammatica, è che nulle lo è: a partire dalla Giustizia, che punisce chi non dovrebbe, per finire alle condizioni delle carceri, che, in teoria, dovrebbero rieducare i detenuti. Ma come? Facendoli vivere in condizioni disumane.
“Guarda per me il mare, baciami un fiore”, scrive Tortora alla moglie. Com’è finita la sua vicenda lo sappiamo tutti. Ma tutti sappiamo anche che, a decenni di distanza, le cose non sono mutate.
La Giustizia fa ancora acqua da tutte le parti, oggi forse più di allora, a causa di una classe politica che mira solo a tutelare se stessa. Quanto alle condizioni delle carceri, ci sarebbe un trattato da scrivere.
Eppure, un super boss di Cosa Nostra ha ancora la possibilità di dare ordini, in modo neanche troppo criptico, dal carcere nel quale è detenuto. Eppure un altro super boss della mafia siciliana è ancora in libertà, perché così serve allo Stato.
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