La verità, vi prego, su Giulio
30 Marzo 2016E’ un dolore che si sente addosso, anche solo guardandola in viso, quello della madre di Giulio Regeni, un dolore profondo che solo una madre sopravvissuta a suo figlio può provare, un figlio morto nella peggiore delle maniere, un figlio che ha riconosciuto dalla punta del naso, su “un viso piccolo piccolo piccolo dove si è concentrato tutto il male del mondo”, dice Paola Regeni, che soffre, ma non si ferma, perché è pronta a tutto pur di arrivare alla verità, addirittura a “mostrare la sua foto torturato come nel nazifascismo”.
“All’obitorio lo abbiamo baciato e accarezzato”, dice Paola Regeni alla conferenza stampa organizzata in Senato con Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani, l’avvocata della famiglia Alessandra Ballerini e il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury.
“Non vi dico quello che gli hanno fatto. Non avevo voluto vedere il suo corpo quando ancora eravamo in Egitto, poi, una volta tornata in Italia, ho pensato che come mamma sarei stata vigliacca a non farlo”, continua, con accanto il marito.
Ammette di non essere ancora riuscita a piangere per Giulio. “Piangevo ai funerali, piangevo per una canzone alla radio o il disegno di un alunno, ma per Giulio ancora non piango. Lo farò quando saremo arrivati alla verità”.
La mobilitazione deve continuare, ripetono entrambi i genitori di Giulio, perché soltanto in questo modo l’Italia potrà esigere la verità da un regime che ormai nega sistematicamente i diritti umani.
E’ una madre coraggio, quella di Giulio, che, con il massimo della dignità, custodisce il suo dolore e tenta di ottenere una ricostruzione di quanto successo al figlio.
Non vogliamo, in questa sede, fare polemiche su ciò che il governo italiano avrebbe dovuto e non ha fatto, su ciò che continua a non fare. Da qui, per quel che può contare, solo un abbraccio forte a questa incredibile donna e la sua stessa speranza: arrivare al più presto alla verità.
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