Senza Parole
12 Gennaio 2015Da “Una finestra sul mondo”
(Un assaggio)
L’ultimo ricordo che ho di quando potevo muovermi è che istintivamente ho portato le mani in avanti ed ho urlato stai attento. Lui aveva iniziato un sorpasso. Una polo blu, vecchio modello, andava pianissimo davanti a noi e lui aveva una riunione importante. Era in ritardo, come al solito e quella maledetta strada non consentiva una velocità elevata. Mentre stava sorpassando io l’ho visto benissimo, quel pullman pieno di ragazzini, era l’ora di uscita dalle scuole. Non poteva evitarlo. Stai attento, mani in avanti, poi più niente. Vuoto totale per non so quanto tempo. Mi sono svegliata, non so quanto tempo fa, un giorno, un mese, un anno, non riesco a rendermene conto, in un letto di ospedale. Svegliata è una parola grossa. Ho aperto gli occhi e ripreso coscienza ma sono circondata da tubicini e da macchinari infernali dai quali provengono rumori fastidiosissimi. Bip bip bip bip bip
“Ha aperto gli occhi. Dottore, venga, mia sorella ha aperto gli occhi. Lalla come stai?”
Vorrei dirle che non riesco a muovere un arto, che non sento il corpo, ma non riesco a muovere neanche le labbra. La vedo, mia sorella, l’espressione sempre più delusa, prostrata, disperata, ma non so come fare ad aiutarla, a sollevarla, a farle capire che non mollo e che alla fine ogni cosa andrà al suo posto…
Sono stanca. Non è una situazione sopportabile, non così a lungo, non so quanto, ma è troppo. E so che darei qualunque cosa purché qualcuno staccasse queste porcherie di macchine e mi lasciasse andarmene in pace. Mi dispiace sempre per loro, per Azzurra, per mamma, per papà, non so come stiano trovando la forza di sopportare tutto questo orrore. Ma ora non ne posso più io, è un inferno. Ora mi chiedo perché Azzurra non fa quello che ci eravamo sempre promesse che avremmo fatto l’una per l’altra, quando ci capitava di vedere uno di quei film dove uno è immobile in un letto e nessuno si degna di aiutarlo a morire…
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